Apocalisse o no, l’e-commerce mette il retail con le spalle al muro

scritto da il 17 Gennaio 2020

La crescita del commercio elettronico, che esplode con i consueti tempi lenti anche in Italia, è una realtà ormai ventennale negli Stati Uniti. Secondo il Digital Market Outlook di Statista, circa 270 milioni di americani (sono in tutto circa 330 milioni) effettueranno un acquisto online nel 2020.

Eppure, come mostra il primo grafico qui sotto, basato sui dati dell’Ufficio del censimento, agenzia del Dipartimento del commercio Usa, l’impatto dello shopping online sulle vendite al dettaglio totali è ancora inferiore a quanto si potrebbe pensare. Nel terzo trimestre del 2019, l’e-commerce ha rappresentato soltanto il 10,5% delle vendite al dettaglio, comunque la terza quota più alta di sempre.

È necessario notare che le vendite totali al dettaglio comprendono categorie come rivenditori di autoveicoli e ricambi, distributori di benzina e, naturalmente, negozi di alimentari dove l’e-commerce riveste un ruolo del tutto marginale. Escludendo tali categorie, secondo comScore l’e-commerce pesa ormai per quasi il 20 per cento.

Ovviamente in questo ha un enorme peso l’e-commerce per definizione, il negozio di tutte le cose, ovvero Amazon. Basti dire che tra il 45% (per l’età compresa tra i 18 e i 24 anni) e il 65% (tra i 35 e i 54 anni) degli americani ha buone, se non ottime, probabilità  di rivolgersi proprio al portale di Jeff Bezos per ordinare prodotti in genere più convenienti che nei negozi al dettaglio ma che soprattutto arrivano rapidamente e comodamente a casa.

La crescita del commercio elettronico negli Stati Uniti
Vendite in percentuale sul totale

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La crescita vertiginosa del commercio elettronico ha come contraltare, sempre secondo i dati elaborati da Statista, quello che in molti hanno definito l’Apocalisse del retail. Non solo i piccoli negozi  ma anche i grandi centri commerciali, in buona sostanza, chiudono punti vendita.

Grandi catene di vendita al dettaglio, il picco delle chiusure nel 2019
Numero dei negozi aperti e chiusi negli Usa nel 2018 e nel 2019

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E in Italia?

Secondo il report E-commerce 2019 della Casaleggio Associati, “nonostante la crescita registrata negli anni, la percentuale di popolazione che acquista online in Italia è più bassa rispetto agli altri Paesi europei (ad esempio è del 93% nel Regno Unito, del 91% in Scandinavia e Paesi Bassi, 88% in Germania, 84% in Francia e Spagna e del 71% Polonia”. In effetti i consumatori online sono circa 38 milioni, il 62% della popolazione. Entro il 2023 raggiungeranno quota 41 milioni. In compenso in Italia lo smartphone viene utilizzato dagli shopper online molto di più che nel resto d’Europa. L’85% della popolazione web infatti usa il mobile per fare shopping. Il 34% lo usa spesso e il 14% sempre. All’estero gli italiani acquistano soprattutto in Gran Bretagna (19%), Cina (18%) e Germania (16%).

Che cosa significa tutto questo? Che il commercio elettronico sta suonando la sveglia a quello al dettaglio. I negozi scompariranno? Non è detto, purché cambino pelle. In fretta. E purché anche la logistica gli dia una mano. Se ordino su Amazon in uno o due giorni ho il pacchetto davanti alla porta di casa anche se di mezzo c’è il ponte di Sant’Ambrogio. Goal difficile da raggiungere per gli e-commercianti italiani, che si devono affidare a una rete di corrieri a volte (scrivo per esperienza personale e penso, per fare nomi, a BRT) ben al di sotto della sufficienza.

Italia, i ricavi online prendono quota

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Twitter @albe_


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