Dal futuro delle banche alla nostra privacy c’è bisogno dell’Euro Digitale?

scritto da il 05 Novembre 2020

Gli ideatori e moderatori di questa sezione sono Luciano Somoza e Tammaro Terracciano, dottorandi presso lo Swiss Finance Institute rispettivamente all’Università di Losanna e di Ginevra – 

Le principali banche centrali del mondo stanno studiando il lancio di una propria valuta digitale. Questo improvviso interesse è anche dovuto al timore di essere sorpassati da valute digitali private, come Libra, o sponsorizzate da altri paesi. La Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea sta facilitando i lavori, sviluppando diverse soluzioni tecnologiche attraverso i suoi innovation hub. Inoltre, la Banca Centrale cinese ha già dei progetti pilota in stato avanzato ed è possibile che lo Yuan digitale faccia il suo debutto su larga scala già nel 2021.

In questo contesto, la Banca Centrale Europea ha aperto una consultazione pubblica sull’euro digitale e, verso metà 2021, deciderà se lanciare un progetto pilota o se scartare l’idea. Questa apertura al pubblico è inusuale per una banca centrale, ma apprezzabile vista la portata della decisione. In questa sezione, vogliamo contribuire al dibattito invitando esperti dall’accademia e dal settore finanziario a dare il loro punto di vista, per far luce sulle incognite più importanti e per permettere al grande pubblico di comprendere le sfide e le opportunità di questo cambiamento storico.

Il dibattito verterà principalmente sui seguenti quesiti:

C’è bisogno di un euro digitale?
La decisione è tutto meno che scontata, dato che la sua introduzione avrebbe implicazioni che vanno oltre il mero aggiornamento tecnologico. Da un lato, l’euro digitale potrebbe portare a pagamenti più efficienti e a rafforzare la politica monetaria. D’altro canto, l’attuale sistema dei pagamenti non sembra mostrare particolari segni di debolezza e, sebbene la domanda di pagamenti digitali sia in aumento, molti paesi europei, come l’Italia, hanno una forte preferenza per il contante.

Come accoglierebbero i consumatori questa novità?
Ad oggi, è difficile stimare quale sarà la reazione del pubblico all’euro digitale, anche perché in buona parte dipenderà dai servizi complementari e dalle tecnologie che si svilupperanno, come gli smart contracts o la possibilità di “programmare” il nuovo euro (programmability). Inoltre, la BCE pone tra gli obiettivi dell’euro digitale quello di incoraggiare l’inclusione tecnologica delle fasce della popolazione oggi più escluse. D’altra parte, c’è il rischio che l’euro digitale accentui ulteriormente il divario digitale, scoraggiando l’uso del contante e contribuendo alla marginalizzazione di chi è meno pratico con gli strumenti digitali.

Quali sarebbero le conseguenze per il settore bancario?
L’euro digitale comporterebbe un rischio di disintermediazione per il settore bancario. Le banche commerciali potrebbero avere difficoltà a trattenere i depositi e potrebbero perdere un’importante fonte di finanziamento. A tal proposito, la BCE ha dichiarato che, in caso di introduzione dell’euro digitale, adotterà misure di contenimento per minimizzare la competizione con i depositi bancari. Il rischio però rimane e sarà quindi necessario risolvere questo problema oppure dovremo ripensare a come viene erogato il credito all’economia.

Come cambierebbe la politica monetaria con l’euro digitale?
Oggi la Banca Centrale si interfaccia esclusivamente con i mercati finanziari e con il settore bancario. La politica monetaria sta mostrando i suoi limiti e i sempre maggiori sforzi sembrano avere un’efficacia decrescente. L’euro digitale aggiungerebbe nuovi strumenti di politica monetaria in quanto la Banca Centrale potrebbe interfacciarsi direttamente con i cittadini, senza l’intermediazione delle banche. Ad esempio, la BCE potrebbe pagare (o far pagare) un tasso di interesse sui depositi in euro digitale, influenzando così direttamente le decisioni di consumo e risparmio dei cittadini.

La nostra privacy è rischio?
La possibilità di eseguire transazioni anonime con l’euro digitale è una scelta politica, nel senso che dipende in larga misura dalla tecnologia che si sceglierà di adottare. Potenzialmente, l’euro digitale permetterebbe di raccogliere dati dettagliati sui pagamenti, in quantità e qualità molto maggiore di quanto avviene oggi. Questi dati potrebbero aiutare la banca centrale e i governi a fare politiche più efficaci, ma un tale accentramento di potere potrebbe porre un problema per la democrazia e la libertà personale.

Quali sono le implicazioni geopolitiche?
La nascita di monete digitali aumenta la competizione internazionale tra valute di diversi paesi. Questa competizione avrebbe evidenti risvolti politici in quanto darebbe all’emittente delle valuta dominante una forte influenza al di fuori dei propri confini. Ad esempio, l’introduzione di sanzioni commerciali, dazi o la raccolta di dati sensibili di cittadini esteri sarebbe molto più efficace. In un mondo con più superpotenze globali, questo aspetto non è secondario.

Il dibattito in questa sezione si svolgerà con interventi regolari, ogni due settimane circa, per i prossimi mesi. I contributi pubblicati sono esclusivamente su invito.

Buona lettura!

Twitter @luciano_somoza e @TerraccianoTamm