Dal reskilling al personal branding, così riparte il lavoro degli over 50

scritto da il 02 Luglio 2021

Post di Arnaldo Carignano, Head of Career Transition di Randstad RiseSmart, la divisione specializzata nel career management di Randstad, primo operatore mondiale nei servizi per le risorse umane – 

La pandemia ha accelerato un fenomeno in corso da qualche anno: la fine delle carriere lineari, interamente spese nella stessa azienda, e la normalizzazione di un percorso fatto di diverse “transizioni” da un lavoro all’altro. Una tendenza che finora aveva riguardato soprattutto i più giovani, ma che la crisi sanitaria sta rapidamente interessando sempre di più anche il segmento dei lavoratori senior. Nel primo trimestre 2021 il numero degli occupati è sceso di 243mila unità rispetto al trimestre precedente, che si aggiungono ai 945mila posti di lavoro persi nel 2020, e l’arrivo dello sblocco dei licenziamenti, che con scadenze diverse nei prossimi mesi interesserà tutti i settori economici, potrebbe portare a un’ulteriore perdita di posti di lavoro.

Un lavoratore over 50 ha il vantaggio di una solida esperienza lavorativa alle spalle, ma potrebbe ugualmente incontrare qualche difficoltà in più a rimettersi in gioco, soprattutto se per molti anni ha svolto la stessa mansione nella stessa azienda, non ha acquisito solide competenze digitali e non è stato abituato a confrontarsi con le nuove esigenze delle aziende, le nuove tecnologie e i nuovi modelli di organizzazione del lavoro. Il quadro, in realtà, è meno drammatico di quanto possa sembrare: la situazione del mercato del lavoro è molto diversa rispetto a un anno fa, interi settori sono già ripartiti, altri stanno ripartendo e nonostante il momento difficile il mercato del lavoro continua a offrire molte opportunità. Bisogna, però, individuare gli elementi su cui puntare per aggiornare il proprio profilo e renderlo nuovamente occupabile e competitivo.

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Il primo accorgimento è lavorare sull’autoconsapevolezza. Analizzare la propria carriera professionale aiuta a comprendere quali sono i propri talenti, le competenze che si possiedono e quelle che bisogna sviluppare o approfondire, e porta a ripensare le proprie priorità professionali e identificare nuovi obiettivi e sbocchi lavorativi. Questa attività di autoanalisi deve essere portata avanti con costanza e accompagnata da un attento studio del mercato lungo tutta la durata della propria carriera. Un errore frequente è cercare nuove opportunità solo quando si perde il lavoro, col rischio di allungare i tempi del ricollocamento. È importante, invece, trasformare la “ricerca di lavoro” in una parte integrante del proprio percorso professionale. Come? Studiando regolarmente l’evoluzione delle professioni e delle competenze chiave del proprio settore di appartenenza per non restare sorpresi dai cambiamenti.

Sulla base dell’esperienza delle aziende con cui Randstad RiseSmart collabora quotidianamente, osserviamo un’importanza crescente delle soft skills al momento di scegliere un candidato. A parità di competenze tecniche e specialistiche, spesso a fare la differenza sono queste 5 abilità sociali, umane e trasversali: la proattività, la capacità di gestire il tempo, quella di comunicare e relazionarsi efficacemente con clienti, colleghi e superiori, la predisposizione a risolvere problemi con modalità alternative a quelle utilizzate in precedenza e al lavoro di squadra. Sono le abilità che più definiscono le caratteristiche personali di un collaboratore, acquisirle e allenarle farà un’ottima impressione su un recruiter.

Se hai più di 50 anni, poi, è probabile che le tue competenze tecniche e professionali, magari acquisite a scuola, all’università o nella prima parte della tua carriera, siano invecchiate e che sia necessario rinfrescarle o integrarle con percorsi di upskilling o reskilling mirati a soddisfare le richieste del mercato. Il primo termine significa acquisire competenze aggiuntive per migliorare nella tua mansione, con il secondo si intende riqualificarsi professionalmente e acquisire abilità molto diverse per poter ricoprire un ruolo differente. Segui i professionisti del tuo settore, analizza gli annunci di lavoro delle tue aziende target per individuare le skills richieste per il tuo ruolo e sfrutta le diverse piattaforme di e-learning disponibili sul mercato per formarti sulle competenze tecniche e trasversali che possono fare la differenza tra un “le faremo sapere” e un “quando può cominciare?”.

Un altro modo per mantenersi costantemente in modalità “ricerca di lavoro” è curare il proprio personal branding, posizionandosi come un profilo competente nella propria mansione e un esperto del settore. Il networking è il primo canale che un lavoratore over 50 può sfruttare per costruire questo posizionamento, perché ripercorrendo le diverse fasi della sua carriera può riallacciare i rapporti con le persone che lo hanno conosciuto e apprezzato, che a loro volta possono aprirgli la strada ad altre relazioni di qualità. Fare le domande giuste alle persone giuste può aprire molte opportunità, ma è importante saper comunicare ciò che realmente trasmette il tuo valore all’interlocutore.

Prima di un colloquio di lavoro o di contattare una persona, prepara una Professional Value Proposition, che riassuma le tue competenze chiave, i risultati che hai ottenuto e come li hai raggiunti, portando esempi concreti per far capire anche a chi non ti conosce cosa sai fare e in che modo puoi portare valore a un potenziale cliente, collaboratore o datore di lavoro. Poi stabilisci una modalità di “approccio” per ogni persona della tua lista di potenziali contatti: con alcuni potrai organizzare direttamente un pranzo o un aperitivo, con altri sarà meglio iniziare con un messaggio su LinkedIn o una mail.

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Oggi i canali digitali offrono molte occasioni di contatto e visibilità, ad esempio scrivendo articoli nei blog o pubblicando contenuti e opinioni di valore sul tuo settore o costruendo relazioni professionali di qualità su LinkedIn. È necessario tuttavia conoscerne le regole di ingaggio: racconta le tue competenze e il tuo percorso con esempi concreti per distinguerti dai colleghi, interagisci con altri utenti solo dopo averli “studiati” ed esserti assicurato che siano interessati realmente ai tuoi temi e al tuo settore e non avere fretta di proporti o “vendere” qualcosa. Una relazione professionale e umana deve nascere spontaneamente per trasformarsi in un’opportunità di valore per entrambe le parti coinvolte.

Dopo aver coltivato le tue relazioni e rafforzato il tuo brand personale, e dopo esserti aggiornato e aver imparato a comunicare le tue competenze, nel tuo nuovo lavoro potresti ritrovarti ad avere a che fare con un recruiter, un capo o dei colleghi molto più giovani. Usa la tua ampia esperienza professionale per diventare un “mentore” dei collaboratori junior, soprattutto dal punto di vista della capacità progettuale, di gestione dei clienti e di quei trucchi del mestiere che si acquisiscono soltanto con l’esperienza. Ma allo stesso tempo sii aperto anche al reverse mentoring, un fenomeno sempre più diffuso nelle aziende per il quale sono i lavoratori più giovani a istruire i colleghi più esperti, soprattutto per quanto riguarda le competenze digitali o l’uso di tool e strumenti tecnologici, con i quali generalmente hanno maggior dimestichezza. Nell’epoca dell’aggiornamento professionale continuo, saper gestire con successo il doppio ruolo di mentore e allievo, ti aiuterà a costruire un ambiente di lavoro sereno e a presentarti come una risorsa affidabile e proattiva.