Tre lezioni di economia sui lanzichenecchi e l’intellettuale raffinato

scritto da il 28 Luglio 2023

Un articolo recente di Alain Elkann è diventato virale grazie a un sapiente mix di autoproclamata superiorità culturale (storico cavallo di battaglia a sinistra) e di deliberata provocazione del latente sentimento di avversione nei confronti delle persone facoltose (che non manca di fare colpo a destra). Al di la delle critiche e discussioni suscitate dal pezzo (il comitato di redazione di Repubblica si è dissociato dall’articolo) io ci vedo una buona occasione per trarre tre lezioni di economia e alcuni utili spunti di riflessione sulla società contemporanea.

Una volta in prima classe viaggiavano i ricchi e i manager,  quelli che erano disposti a pagare un prezzo più alto per ottenere un servizio di trasferimento del tutto analogo a quello offerto alle classi economiche dello stesso convoglio, a meno di qualche marginale differenza rispetto al confort della carrozza.

Se i lanzichenecchi sono in grado di procurarsi biglietti low cost

Oggi un passeggero sveglio, che monitora le promozioni e sa scegliere il momento in cui effettuare la prenotazione, può acquistare un posto in prima classe ad un prezzo che è una frazione della tariffa intera applicata alla classe economica. Assumendo che i Lanzichenecchi dell’articolo non siano disponibili a investire metà del costo della vacanza che si apprestavano a trascorrere in un biglietto ferroviario è lecito supporre che abbiano appunto approfittato di una promozione temporanea e che siano riusciti con un accurato tempismo ad assicurarsi il biglietto ad un costo molto contenuto.

Prima lezione: concorrenza e democratizzazione delle tariffe

La prima lezione che possiamo trarre dall’articolo controverso è che il meccanismo delle tariffe flessibili, reso possibile dagli sviluppi della tecnologia e dall’apertura dei mercati alla concorrenza di più operatori, realizza una sorta di “democratizzazione” grazie alla quale alcuni servizi che in passato erano appannaggio dei clienti più facoltosi (o dei manager e professionisti con la possibilità di trasferire il costo dei propri viaggi sui clienti o datori di lavoro) sono ora alla portata di tutti. Si tratta ovviamente di innovazioni che assieme alle opportunità portano anche dei rischi e delle responsabilità, come testimoniato dal mercato dei servizi finanziari sul quale è dovuta intervenire la Commissione Europea per contenere gli abusi legati a informazioni fuorvianti e commissioni applicate per servizi inesistenti.

Dal punto di vista meramente culturale, si potrebbe poi considerare che la buona educazione non è un retaggio di classe e che il rispetto per i passeggeri che si trovano nella nostra stessa carrozza rientra nei canoni elementari della buona educazione e che questo principio dovrebbe restare valido anche se il disturbato ci appare algido e spocchioso e se i disturbatori sono giovani e simpatici.

Seconda lezione: mobilità più efficiente e produttività

La seconda lezione riguarda il guadagno potenziale di produttività che si può ottenere grazie a soluzioni di mobilità più efficienti. Al posto del nostro intellettuale con la stilografica poteva esserci un nomade digitale, di quelli che in treno triturano fogli di calcolo o paginate di codice e che dunque approfittano della possibilità di lavorare mentre si spostano (al netto di qualche inconveniente legato al WiFi che su troppi treni ancora si verifica) ottimizzando tempi e risorse. Potersi spostare più in fretta e poter lavorare mentre ci si sposta ci consente di ottenere risultati migliori, in quantità maggiore con l’impiego di meno risorse.

Inoltre l’introduzione dell’alta velocità tra le principali città della costa tirrenica e della pianura padana ha reso possibile lo svolgimento di lavori che non sarebbero esistiti in assenza di un sistema di mobilità moderno.

Per riassumere, il colorito racconto di un intellettuale forse un po’ troppo raffinato ci ricorda che l’innovazione tecnologica e la concorrenza sui mercati hanno reso il mondo in cui viviamo un posto più democratico, nel quale una quantità sempre maggiore di persone, lanzichenecchi inclusi, può accedere a servizi ed esperienze che una volta erano riservate alle élite e di disporre di quantità sempre maggiori di tempo e risorse da dedicare alla propria persona dopo il lavoro e le necessità di base.

Terza lezione: la prima classe è davvero prima classe?

Un terzo e ultimo spunto riguarda la quantità di persone che si spostano per lavoro e, in modo indiretto, lo smart working. In astratto, la presenza dei cosiddetti lanzichenecchi potrebbe in qualche modo essere collegata e/o in qualche modo abilitata da un ridotto numero di passeggeri in viaggio di lavoro, che verosimilmente avrebbero acquistato quei posti a tariffe meno convenienti se non fosse che, dando un’occhiata veloce al sito di Italo, c’è un particolare mette in discussione un po’ tutto il discorso fatto finora.

lanzichenecchi

Guardando alla tipologia di tariffe offerte da Italo ci accorgiamo che oltre a smart e prima (che tra Roma e Foggia possono spaziare tra i 25 e 60 euro) ci sono anche Club Executive e Salotto con quest’ultima che arriva a costare 150 euro nell’opzione Flex.

A ben guardare la soluzione che più si avvicina alla nozione letteraria di prima classe è quella chiamata salotto, mentre la prima nella quale si è incautamente avventurato il nostro lettore di Proust potrebbe definirsi a tutti gli effetti una sfumatura di marketing per colorire una classe economica.

La vera terza lezione, forse più letteraria è  che occorre documentarsi per bene prima di raccontare una storia, altrimenti si finisce per fare la figura di quello che prima si lamenta per l’invasione dei lanzichenecchi e poi si accorge di avere sbagliato carrozza.

Massimo Famularo LinkTree

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