Giovani veneti, basta fabbrica. Fuga all’estero per soldi e carriera

scritto da il 12 Febbraio 2024

Come attrarre i giovani veneti? I giovani non vogliono più lavorare in fabbrica: migrano all’estero per soldi e carriera, che Galileo Galilei fece a Padova. È il paradosso veneto: i laureati e laureandi cercano fuori dall’Italia di acquisire professionalità, fare una progressione professionale e guadagnare bene.Galilei trovò tutto questo nel 1592 a Padova, dove si trasferì da Pisa per ricoprire la cattedra di matematica, rimasta vacante dopo la morte di Giuseppe Moleti.

I talenti, dunque, fuggono dal Veneto per le stesse ragioni per cui il padre del metodo scientifico si spostò a Padova nel Rinascimento. Eppure, le aziende venete sono a caccia di laureati: più di 17 mila sono stati richiesti nelle 2023, specializzati nelle materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), per un totale di 31 mila, sempre nel Veneto.

I GIOVANI VENETI FUGGONO ALL’ESTERO

Lo spunto d’attualità viene dalla ricerca dal titolo Giovani laureati veneti: perché scelgono di lavorare all’estero, realizzata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con l’università di Padova e presentata, tra gli altri, dall’economista Cristina Balbo, direttrice regionale Veneto Ovest e Trentino Alto Adige di Intesa Sanpaolo, e dal professor Fabrizio Dughiero, direttore dipartimento di ingegneria industriale dell’università di Padova.

I LAUREATI STEM CERCANO SOLDI, VALORIZZAZIONE E CARRIERA

Intervistati da Intesa Sanpaolo tra il mese di gennaio e quello di giugno del 2023, 139 tra laureati che lavorano all’estero e laureandi che stanno completando gli studi fuori dall’Italia – con età inferiore ai 35 anni e una formazione per lo più nelle materie STEM –, hanno raccontato le tre ragioni della fuga all’estero, soprattutto in Gran Bretagna (82 per cento dei rispondenti): rispettivamente, maggiore remunerazione rispetto all’Italia, valorizzazione del merito e, infine, tante opportunità di carriera. All’estero – sostengono – ci sono aziende più innovative, i Paesi stranieri sono all’avanguardia nel settore che interessa loro e, ancora, le imprese estere investono in tecnologia e innovazione.

Circa l’ambiente di lavoro, all’estero si trova un equilibrio tra lavoro e vita privata – spiegano – l’ambiente di lavoro è più internazionale, ci sono più lavori per la specializzazione maturata e, infine, c’è più sicurezza del posto di lavoro. L’erba dei vicini è più verde anche sul fronte dei benefit: orario flessibile di lavoro, seguito dallo smart working e dalla formazione. Le motivazioni per rientrare sono queste: aumento salariale, avanzamento di carriera e, non ultimo, il riavvicinamento alla famiglia d’origine. Dal canto loro le imprese venete intervistate sottolineano come i giovani siano poco attratti dalle fabbriche.

I LAUREATI ESPATRIATI CONTINUANO A CRESCERE

Proviamo a fare una foto d’insieme con il grandangolo offerto da questa ricerca: in Italia i laureati espatriati in età tra i 25 e i 39 anni sono cresciuti del 400 per cento (da 4.720 nel 2011 a 17.997 nel 2021). Nel Veneto si è osservata una dinamica simile (+517 per cento) con 427 usciti nel 2011 a 1.773 nel 2021: questa regione del Nordest è la seconda, dopo la Lombardia, per numero di laureati con più di 25 anni che preferiscono trovare lavoro all’estero.

INTESA E DUGHIERO: COLLABORAZIONE E MADE IN SCIENCE

«I giovani laureati sono attratti dall’elevata innovazione e dalla valorizzazione del talento delle imprese estere. Per questo dobbiamo far conoscere loro le enormi potenzialità delle aziende del nostro territorio: attraverso una collaborazione sempre più stretta tra università, banca, istituzioni e imprese possiamo contribuire in modo concreto a colmare il gap di conoscenza», sottolinea Balbo a Econopoly del Sole 24 Ore. È ormai noto che i territori che investono in innovazione sono quelli che attraggono il maggior numero di talenti: in questi territori si creano posti di lavoro con fattori moltiplicativi considerevoli non solo in ambito tecnologico ma anche in quello dei servizi.

I giovani veneti non vogliono più lavorare in fabbrica: fuggono all’estero per soldi e carriera (che Galilei fece a Padova)

I giovani veneti non vogliono più lavorare in fabbrica: fuggono all’estero per soldi e carriera (che Galilei fece a Padova)

«Per questo – spiega Dughiero a Econopoly – l’innovazione può trovare uno stimolo nuovo se al “Made in Italy”, asset importantissimo per la nostra economia, si affianca il “Made in Science”, stimolando l’incontro tra il bello e il funzionale con la tecnologia. Questa potrebbe essere una ricetta per far rinascere il nostro territorio, facendolo diventare un polo di attrazione per molti giovani che escono dalle nostre università e per altrettanti talenti che dall’estero potrebbero vedere il nostro territorio non solo come una meta ambita nella quale passare le vacanze, ma come un luogo dove lavorare e vivere, crescere e realizzarsi al massimo anche dal punto di vista professionale».

IL CASO GALILEO: A PADOVA FECE SOLDI E CARRIERA

Lasciamo l’attualità fotografata da Intesa Sanpaolo con l’università di Padova per imparare dalla storia, perché il caso Galilei è illuminante per l’oggi. Ben 432 anni fa, nel 1592, lo scienziato si trasferì a Padova per ricoprire la prestigiosa cattedra di matematica.

Tre le ragioni della scelta di Galileo: l’acquisizione di professionalità (Padova era una città cosmopolita che attirava studenti da tutta Europa e dove, soprattutto, operavano altri scienziati come il medico Santorio Santori, che sviluppò un nuovo metodo per misurare il peso corporeo, e il matematico e il fisico Giovanni Battista Benedetti, che sviluppò teorie sull’inerzia e sulla caduta dei pesi); la possibilità di fare carriera (la cattedra di matematica rappresentò un’opportunità prestigiosa, che offrì a Galileo la possibilità di fare un passo in avanti nei suoi studi); infine, la possibilità di guadagno (la cattedra di matematica garantì a Galileo uno stipendio fisso e un reddito supplementare rispetto alle lezioni private).

In sintesi, Galileo si spostò da Pisa a Padova dal 1592 al 1610 per le stesse tre ragioni emerse dalla ricerca di Intesa Sanpaolo, illustrata da Anna Maria Moressa alla presentazione della ricerca nell’aula magna dell’ateneo.

FORMULA FLEM PER ATTRARRE I GIOVANI VENETI

La domanda da porsi è questa: accanto alla crescita della professionalità, alla possibilità di carriera e al guadagno, cose possono e devono offrire le società venete? Come attrarre i giovani veneti? I “jolly aziendali” che possono rispondere agli stimoli indicati dai giovani veneti sono almeno quattro, riassumibili nella formula che possiamo chiamare “FLEM”, come facciamo su LinkedIn con l’hashtag #RASSEGNALAVOROIT (interessante notare come i talenti ascoltati indichino in LinkedIn la piattaforma più usata per trovare lavoro): work-life fit, leadership trasformazionale, employer branding inclusivo e, da ultimo, meritocrazia trasparente.

COME ATTRARRE I TALENTI: 12 ESEMPI DA SEGUIRE

Gli esempi da seguire, anche in Italia, sono tanti. Partiamo dal work-life fit: si va dalla work-life harmony promossa dal gruppo Chiesi (con incentivi al congedo parentale piuttosto che la possibilità di usufruire di un anno sabbatico in caso di esigenze familiari) al benessere dei collaboratori inserito nello statuto aziendale di Omb Saleri di Brescia, specializzata nella produzione di valvole per la gestione di gas, fino alla promozione dei ritmi umani di lavoro da parte della casa di moda fondata da Brunello Cucinelli (negli uffici, ad esempio, è vietato rispondere alle e-mail dopo le 17:30).

Per quanto riguarda la leadership trasformazionale, gli esempi vanno dal gruppo Zucchetti a Lodi (con il programma “Befeed learning”) all’aiuto dei collaboratori ai mettersi in proprio da parte di Enrico Loccioni ad Angeli di Rosora nelle Marche (uno su tutti l’esempio di Valerio Fiorani, 5 anni in Loccioni e oggi a capo ad Acqualagna della Fsc Project che conta 10 dipendenti), fino alla filosofia del growth mindset promossa da Nadya Satella in Microsoft nel mondo e, in Italia, da Vincenzo Esposito.

MERITOCRAZIA TRASPARENTE

Parlando dell’employer branding inclusivo, le pratiche esemplari sono tante, dalla Vanoncini, azienda bergamasca specializzata nell’edilizia sostenibile con il calendario 2024 dedicato alle donne, al progetto “Ability parent care” di Enel, fino alla valorizzazione dei professionisti con più esperienza e non più richiesti dal mercato alla Brazzale di Zanè in provincia di Vicenza, la più antica azienda casearia d’Italia.
Infine, a chiudere la formula “FLEM” è la meritocrazia trasparente: su questo fronte è da tenere in considerazione la direttiva UE 2023/970, riservata alla parità di retribuzione fra uomini e donne con l’addio ai segreti sugli stipendi. Sul merito, aziende come Ferrari hanno segnato la strada, con 13.500 euro di premio di risultato nel 2023, il più alto riconoscimento per i 4.500 dipendenti di Maranello. Infine, ha fatto molto parlare la vacanza premio a Santo Domingo per i 27 dipendenti (e i loro familiari) di Tendaggi Paradiso di Cassina Rizzardi in provincia di Como, di cui cinque uomini e il resto donne.

COME FERMARE LA FUGA DEI GIOVANI VENETI

Come attrarre i giovani veneti? Serve la formula “FLEM” e tanto engagement anche tramite la rete, perché – come il report “Conquistare la Gen Z: cultura, trend e comportamenti” realizzato a Padova da Storeis – «la Gen Z è la generazione più connessa di sempre: nati tra il 1996 e il 2010, non conoscono un mondo senza internet, social media e smartphone»: così si possono attrarre i talenti veneti fuggiti all’estero. E fare in modo che tanti moderni “Galilei” trovino nel Nordest d’Italia ciò che cercano nel mercato del lavoro fuori dai confini italiani.