Dieci suggerimenti a politici e scienziati per gestire Covid-19

scritto da il 28 Maggio 2020

Nel gestire il COVID-19, la rapidità d’esecuzione è essenziale. In rapida successione, la pandemia innesca due crisi – prima nel settore sanitario e poi nell’economia – e le pone in apparente dicotomia. I responsabili politici (policy makers) devono ridurre al minimo la dualità “salute o crescita”, ponendosi due traguardi paralleli: 1) contenere il virus (obiettivo sanitario); e 2) evitare lockdown prolungati (obiettivo economico). Le priorità sono, nell’ordine:

1. Promuovere la cooperazione globale. La posta in gioco è alta: una depressione può portare a conflitti, tensioni sociali e carestie. Il coordinamento internazionale è condizione preliminare per gestire adeguatamente la crisi. Le unioni politiche e le aree economiche – Ue, Mercosur, Asean e GCC – devono definire norme chiare e standard comuni; i paesi del G7 e del G20 dovrebbero fare lo stesso. Solo in seguito i governi devono pubblicare linee guida per: i) organizzare la prestazione della salute pubblica, compresi cure e vaccini; ii) stabilire le regole per la vita economica e sociale; e iii) coordinare gli stimoli di politica monetaria e fiscale.

2. Costruire un team multidisciplinare a livello nazionale. Senza un approccio multidisciplinare ogni sforzo si rivelerà vano. Invece di cercare la notorietà, gli esperti devono collaborare – ognuno dalla propria area di competenza; per esempio: i) i virologi e gli epidemiologi devono capire il virus e come si diffonde; ii) gli statistici e gli economisti devono raccogliere dati e proporre politiche d’intervento; iii) i manager e gli ingegneri informatici (software engineers) devono armonizzare i processi – a livello di flowchart – e integrare i database tra i sistemi pubblici e privati; iv) gli esperti di diritto devono definire il quadro giuridico; e v) gli scienziati sociali devono proporre come mitigare i costi della disoccupazione, della salute mentale e della violenza domestica.

3. Dare la precedenza all’organizzazione e alla logistica. Non c’è tempo per affrontare tutti gli aspetti della crisi. Bisogna concentrarsi su ciò che è fondamentale. Gli enti governativi e il settore privato devono risolvere insieme[i] le maggiori sfide organizzative, tra cui spicca la logistica. Le priorità immediate sono: i) rafforzamento del settore sanitario; ii) forniture mediche e alimentari (maschere, test, acquisto online, consegna a domicilio, etc.); e iii) prestazione di servizi sociali (scuola online su tutti). Gli individui infetti – sintomatici o asintomatici – devono essere identificati, isolati, tracciati e curati – tramite “test, trace and treat” (TTT) [ii].

4. Passare da misure generiche a interventi mirati. Una corretta gestione della crisi richiede ordine (sequencing): in primo luogo, per salvare vite umane[iii] vanno adottate misure sommarie, come i ‘blanket-lockdown’ (es: chiudere l’intero paese e non un quartiere). In secondo luogo, con il passare del tempo, gli interventi devono diventare più mirati[iv], per esempio: i) lockdown selettivi (es. un singolo quartiere e non l’intero paese); ii) sostegno finanziario a chi è stato colpito; e iii) regole chiare per ‘tornare al lavoro’[v], facendo ripartire prima le attività produttive essenziali, poi quelle a ‘basso rischio’ e infine quelle che comportano un’elevata interazione sociale.

5. Prepararsi per uno shock che inizia simmetrico, ma colpisce in modo asimmetrico. Inizialmente, il contagio si diffonde in tutti i paesi, infettando tutti – indipendentemente dal sesso, dalla religione o dalla razza. Col passare del tempo, gli effetti dello shock diventano asimmetrici.

I paesi cresceranno in maniera divergente. Il virus magnifica i punti di forza e di debolezza: i paesi più organizzati, capaci di reagire e di innovare, ne usciranno in anticipo; quelli lenti e burocratici, caratterizzati da poche idee, scarsa concorrenza, posizioni di rendita, crescita bassa e debito elevato soffriranno di più.

I settori verranno colpiti in modo non uniforme. Una recessione “normale” rallenta l’attività economica in quasi tutti i settori. Al contrario, in questa pandemia alcuni settori soffrono un azzeramento del fatturato (es.: trasporto aereo; turismo e ospitalità; energia) mentre altri beneficiano di una crescita dei ricavi (e-commerce e transazioni elettroniche; grande distribuzione e catene di vendita al dettaglio; prodotti farmaceutici). Nei settori più colpiti è necessario un intervento di supporto.

La disuguaglianza aumenterà. Siamo nella stessa tempesta, ma non sulla stessa barca. Il virus colpisce con forza i più deboli e i più poveri. I dipendenti del settore privato soffrono una perdita di reddito, fallimenti e licenziamenti, mentre altri – tra cui i dipendenti del settore pubblico – ricevono regolarmente il salario e, costretti a spendere meno, vedono aumentare i loro risparmi (discretionary savings).

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6. Prestabilire risposte diverse per il breve e per il lungo termine. Gli interventi a breve termine vanno usati per ‘guadagnare tempo’, il tempo necessario a preparare una strategia a lungo termine.

Breve termine: politiche di ampio respiro (umbrella policies). Sul fronte della salute, la diffusione del virus deve essere contenuta[vi]. Sul fronte economico, le misure attuate possono essere sia ortodosse – per esempio un finanziamento straordinario delle reti di previdenza sociale (social safety nets) o la prestazione di garanzie pubbliche – e non ortodosse – quali il controllo dei prezzi e la monetizzazione del debito[vii]. Le famiglie e le imprese non in grado di guadagnare devono beneficiare di un intervento assicurativo, per coprire il flusso di cassa (cash flow ) dei prossimi tre mesi. Dare a chi non ha bisogno – i.e.: errore di inclusione e rischio morale (moral hazard) – è un errore tollerabile, preferibile all’inerzia.

A lungo termine, è necessaria una visione strategica per il Paese (decidere che Italia costruire nel ‘dopo Coronavirus’). Le persone hanno bisogno di lavoro, non di prebende governative. La crescita deve essere priorità, ottenuta migliorando la competitività a lungo termine e attirando investimenti. Politiche fiscali anticicliche (counter-cyclical fiscal policies) devono sostenere le necessarie riforme strutturali [viii]. Dopo i primi mesi, un triage[ix] deve evitare sia gli errori di inclusione che il moral hazard: solo le aziende sane devono far parte del piano di sviluppo.

7. Evitare la ‘confusione legislativa’; comunicare in modo chiaro, tempestivo e basato sui fatti. Una crisi complessa richiede un dispiegamento rapido di politiche intelligenti, in grado di risolvere sia le simmetrie sia le asimmetrie. Per evitare di creare confusione in una popolazione già disorientata: i) vanno ridotte al minimo le modifiche apportate alla legislazione vigente (ad oggi: meno di cinque in Germania, più di quaranta in Italia, tra informative, circolari, delibere, direttive, ordinanze, provvedimenti e decreti); ii) è necessaria una comunicazione chiara, in cui coerenza e prevedibilità siano prioritarie; iii) le politiche asimmetriche – necessarie a compensare i più colpiti – devono essere spiegate come “giuste” e non come “ingiuste”; e iv) non va fatto più di un annuncio al giorno, con messaggi basati sui dati.

8. Rendere i cittadini consapevoli del “trilemma del COVID-19”. I policy makers devono affrontare un trilemma, cioè una scelta tra tre alternative di cui solo due possono coesistere. In altre parole, non possono simultaneamente ottenere: a) libertà di movimento; b) contenimento del virus; e c) privacy dei cittadini. In concreto, se i cittadini sono autorizzati a circolare liberamente (attività economica, a), occorre scegliere tra: b) prevenire ulteriori focolai mediante ulteriori lockdown (controllo pandemico); oppure c) chiedere ai cittadini di essere testati e rintracciati (minor privacy via voluntary disclosure).

9. Non scommettere contro la globalizzazione, migliorare la reputazione-paese attraverso una corretta gestione del COVID-19. Nei prossimi due anni la globalizzazione soffrirà, in quanto: 1) la sicurezza prevarrà sull’efficienza; 2) un approccio più localizzato porterà a filiere più brevi (shorter supply chains) – posto il reshoring delle attività; e 3) gli Stati interverranno in ‘settori di interesse nazionale’ (energia, telecomunicazioni, sanità e prodotti farmaceutici). Tuttavia, COVID-19 non è la prima pandemia nella storia del mondo[x] e non cambierà la natura umana. Da millenni, le pandemie sono effetto collaterale di commercio e integrazione. La globalizzazione tornerà in auge e la gestione efficace (o meno) di COVID-19 funzionerà come un “test per la reputazione”. I paesi che gestiranno bene la pandemia attrarranno forza lavoro qualificata e capitali, traendone beneficio esponenziale[xi].

10. Adottare il pensiero probabilistico – piuttosto che deterministico. La pecora passa tutta la vita ad avere paura del lupo. Alla fine, viene mangiata dal pastore[xii]. La pecora non è la sola vittima dei nessi di causa-effetto. Nei sistemi complessi i trend non sono prevedibili: gli eventi seguono ‘random walks’ discontinui. Per capire cosa succederà nei prossimi anni, è necessario meno ‘pensiero lineare’ (less linear thinking). I decision makers hanno bisogno di un “modo più complesso di pensare e analizzare[xiii] – meno induttivo e più deduttivo[xiv], quasi quantistico (quantum thinking).

Insomma, i policy makers devono essere capaci di gestire la complessità. La traiettoria futura della pandemia e la durata della crisi economica dipendono dalla velocità e dalla qualità della loro risposta.

 

Twitter @AMagnoliBocchi

Linkedin Alessandro Magnoli Bocchi

 

NOTE 

[i] I governi e le imprese devono: i) concordare il modus operandi (per esempio i processi organizzativi); ii) automatizzare la raccolta dei dati; iii) ridefinire la privacy; e iv) integrare la tecnologia prescelta nei sistemi sanitari locali.

[ii] TTT: i) Test randomizzati su campioni rappresentativi della popolazione; ii) Tracciamento tramite telefono cellulare (contact tracing – come in Corea del Sud, Cina e Singapore), per ricostruire le interazioni passate; e iii) Trattamento tramite: a) quarantena dei pazienti asintomatici; e b) cura in strutture delegate (fever clinics) dei pazienti sintomatici.

[iii] Come dimostrato dalle pandemie del passato, le ‘misure draconiane tempestive’ salvaguardano la crescita economica di lungo periodo: i paesi che hanno istituito ‘lockdown immediati’ hanno in seguito registrato migliori risultati.

[iv] I lockdown prolungati e radicali sono una ‘ammissione d’ignoranza’: non si sa dove si trovino gli infetti o i malati. Col passare del tempo, più i lockdown sono generici, più diventano costosi, in quanto: i) sospendono ogni attività economica; ii) ostacolano il commercio; e iii) riducono il reddito – mettendo a repentaglio i mezzi di sussistenza di breve termine (short-term livelihoods).

[v] Per salvare vite umane e salvaguardare i mezzi di sussistenza, i governi devono: 1) ‘guadagnare tempo’ con ‘misure precoci di lockdown’, che: i) sopprimano il virus; e ii) ‘appiattiscano la curva’ (flatten the curve), i.e.: riducano il numero di infezioni nell’ambito delle capacità del sistema sanitario, in particolar modo delle unità di terapia intensiva (intensive care units – ICU); 2) sostenere le persone e le imprese colpite dai lockdown e prepararle a tornare al lavoro in sicurezza quando il virus inizi ad attenuarsi; e 3) trovare cure e vaccini.

[vi] L’obiettivo è che R0 sia inferiore a 1 (R0<1): meno di un contagio a persona, così che il passare del tempo estingua la pandemia.

[vii] È probabile che si stiano avvicinando due crisi: una crisi economica e sociale nell’autunno del 2020 e – se la crescita non si riavvia – una crisi del debito nel 2021, con perdita di accesso ai mercati obbligazionari.

[viii] L’attività economica va riavviata almeno sino al 70 per cento del suo potenziale, con politiche fiscali e monetarie espansive a sostegno sia della domanda che dell’offerta.

[ix] Le condizioni dovrebbero essere mantenute semplici: ad esempio, richiedere come condizionalità ‘tre bilanci in attivo negli ultimi tre anni’.

[x]Peste Nera (Black Death). Tra il 1346 e il 1353 la ‘Peste’ uccise 75-125 milioni di persone in Eurasia e Nord Africa, aumentando il potere contrattuale dei lavoratori rispetto ai proprietari terrieri e dunque i loro redditi reali, contribuendo così al crollo dell’economia feudale. La maggior parte delle economie colpite passò infatti da una situazione di bassi salari e minor urbanizzazione allo sviluppo di un’economia commerciale – e in seguito industriale.

Influenza spagnola (Spanish flu). Tra il 1918 e il 1920 la ‘Spagnola’ uccise tra 20 e 70 milioni di persone. Le conseguenze economiche della pandemia inclusero: i) una carenza di manodopera e un aumento dei salari, ma anche ii) un maggiore utilizzo dei sistemi di sicurezza sociale. Ciò nonostante, aumentarono le disuguaglianze: la coorte nata durante l’influenza, al raggiungimento dell’età adulta aveva: 1) un livello di istruzione inferiore; 2) disabilità fisiche superiori; 3) un reddito più basso e uno stato socioeconomico inferiore rispetto a quelli nati immediatamente prima e dopo la pandemia.

[xi] Paesi in grado di: i) fornire risposte efficaci (successful policy responses); ii) mantenere la propria economia aperta, con relazioni commerciali funzionali; iii) preservare una forza lavoro qualificata e una solida base tecnologica; e iv) investire in energie rinnovabili – finiranno per attirare talenti, rafforzare le loro industrie e attrarre investimenti diretti esteri (foreign direct investments – FDI).

[xii] Il tacchino induttivista di Bertrand Russell è un altro esempio. “Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell’allevamento in cui era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un’inferenza induttiva come questa: ‘Mi danno il cibo alle 9 del mattino’. Questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato. Un’inferenza induttiva con premesse vere ha portato a una conclusione falsa”. Bertrand Russell, I problemi della filosofia, Milano, Feltrinelli, 1988, p. 75.

[xiii] Deleuze and Guattari, 1980. A Thousand Plateaus. Trad. Brian Massumi. London and New York: Continuum, 2004. Vol. 2 di Capitalism and Schizophrenia. 2 vols. 1972-1980. Traduzione di Mille Plateaux. Parigi: Les Editions de Minuit.

[xiv] Per prevedere ciò che sta per succedere, concetti probabilistici (‘fisica quantistica’) quali: 1) la non linearità; 2) i salti quantici (quantum jumps); e 3) le relazioni di rete (network relations), dove le connessioni contano più dei componenti, funzionano meglio dei concetti deterministici (‘fisica classica’), quali: 1) linearità; 2) causa-effetto; e 3) autorità centrale.

Secondo Popper, l’unico metodo scientifico valido è il metodo ipotetico-deduttivo. La scienza non è basata sulla routine dell’esperimento verificato, secondo i dettami dell’empirismo tradizionale, ma si fonda in primis su congetture (i.e.: un’ipotesi teorica) e poi sulla ricerca continua dell’errore, mettendo l’ipotesi alla prova tramite le asserzioni che se ne possono dedurre. “(…) Giunsi così, sul finire del 1919, alla conclusione che l’atteggiamento scientifico era l’atteggiamento critico, che non andava in cerca di verificazioni, bensì di controlli cruciali; controlli che avrebbero potuto confutare la teoria messa alla prova, pur non potendola mai confermare definitivamente. (…) il vero atteggiamento scientifico (…) era completamente differente dall’atteggiamento dogmatico, che continuamente affermava di trovare ‘verificazioni’ delle sue teorie preferite.” In altre parole, il ricercatore ha l’obbligo di formulare le sue asserzioni in modo tale che siano falsificabili in sede di esperimento (in tedesco Fälschungsmöglichkeit: possibilità di confutazione). Karl Raimund Popper: 1) Logik der Forschung, 1935. Logica della scoperta scientifica, V, 30 1934, Einaudi, Torino, 1970; e 2) La ricerca non ha fine. Un’autobiografia intellettuale, 1976, Armando, 1997.

“Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho torto”. Albert Einstein, lettera a Max Born del 4 dicembre 1926.