Il falso dilemma Eurobond – Mes: populismo in tempi di Coronavirus

scritto da il 11 Aprile 2020

La diatriba Eurobond (o Coronabond)-Mes è un falso dilemma, e sta facendo perdere tempo prezioso. È difficile ragionare quando si è in crisi. Per recuperare lucidità conviene partire dalla realtà – dai bisogni concreti.

C’è una tragedia in atto. Per gestirla ci vuole un’ottica di breve periodo (lo Stato deve agire da assicuratore di ultima istanza) e una di lungo (piano pluriennale di sviluppo del paese).

Nel breve c’è bisogno di un intervento assicurativo: famiglie e imprese non in grado di guadagnare devono ottenere risorse per gestire il cash flow dei prossimi tre mesi. Oggi, dare a chi non merita (moral hazard) è errore tollerabile, meglio dell’inazione.

Nel lungo ci vuole una visione strategica per il paese (decidere che Italia costruire nel ‘dopo Coronavirus’). Finito l’intervento assicurativo, il moral hazard diviene intollerabile e si rende necessario un triage: una cernita dei meritevoli, per rendere parte del piano di sviluppo solo le imprese sane (basta richiedere come condizionalità ‘tre bilanci in attivo negli ultimi tre anni’). La crescita deve essere priorità. L’agenda è nota: bisogna migliorare la competitività a lungo termine e attrarre investimenti, con politiche fiscali anticicliche a supporto di riforme strutturali, quali: 1) riduzione delle tasse; 2) maggior spesa in infrastrutture e istruzione; 3) ristrutturazione dei sistemi giudiziario e bancario; 4) riforma del sistema legislativo e della legge elettorale; e 5) riduzione delle rendite di posizione, favorendo la meritocrazia e allineando i salari con la produttività.

Il tutto con un aumento, non una diminuzione, di deficit e debito. Il debito deve aumentare: il rapporto debito/Pil crescerà sia che si aumenti il debito (numeratore) sia che si distrugga il Pil (denominatore). È dunque meglio aumentare il numeratore – facendo crescere la spesa pubblica per sostenere il Pil; non si intervenisse, crollerebbe il Pil e il rapporto debito/Pil crescerebbe comunque. Una volta finita l’emergenza sanitaria, la ripartenza dell’economia (sempre che il tasso di crescita sia superiore al tasso d’interesse sul debito) aiuterà, nel tempo, a ridurre il rapporto debito/Pil – anche senza inflazione in doppia cifra.

A mio avviso bisognerebbe concentrarsi su questo dibattito. Intervento assicurativo nel breve e piano di sviluppo per il lungo – inclusa la gestione del debito incipiente. Ci vogliono nervi saldi, lucidità d’analisi e capacità di prendersi le proprie responsabilità.

Il Mes, il fondo salva-stati, è strumento adeguato per il breve periodo. Bisogna guadagnare tempo con interventi mirati e finanziati da organi già esistenti. L’applicazione di condizionalità lievi nell’uso delle risorse (es: sì a sanità, mercato del lavoro e crescita; no ad Alitalia, reddito di cittadinanza, quota 100, etc.) non è una punizione, aiuta in primis i cittadini italiani. A chi fosse ossessionato dalla perdita di sovranità, ricordo che le conditionalities nel caso greco erano una riduzione di deficit e debito. In questo caso sono un aumento degli stessi, per la gestione della crisi – sanitaria in primis. Tra l’altro le conditionalities ‘ci stanno’, rendere conto dei soldi presi a debito è cosa buona e giusta, ed è soprattutto nell’interesse del debitore. Va anche ricordato che la Bce sta stampando ‘a nastro’, e sta comprando grandi quantità di debito italiano[i]. Nel breve le risorse non mancano; il tempo guadagnato va usato per strutturare il futuro.

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Gli Eurobond vanno bene per il lungo periodo. Sono un’idea nobile (c’era prima del Coronavirus) e comportano un salto in avanti dell’Europa, a mio avviso necessario. Però gli Eurobond hanno bisogno di tempo, perché l’organo emittente deve: 1) essere dotato di risorse (avere i soldi); e 2) definire le ‘responsabilità in solido’ (se uno Stato diventa insolvente, pagano gli altri). Nel breve, entrambe le cose sono impossibili: in primis, l’Ue non ha budget: in assenza di base fiscale, per finanziare gli Eurobond il passo più semplice sarebbe imporre un’Iva europea, operazione inverosimile in condizioni di urgenza ed emergenza. In secondo luogo, la definizione di ‘obbligazione in solido’ comporterebbe liti inenarrabili anche in un condominio di gente per bene e richiederebbe mesi se non anni – causa modifiche ai trattati. Insomma, la strada è lunga: bisogna trovare le coperture fiscali (da dove vengono i soldi?) e negoziare la garanzia congiunta di tutti i paesi Ue (chi paga se io non rimborso?). A meno che non si impongano tasse europee e si modifichino i trattati in poche ore, oggi come oggi gli Eurobond sono tecnicamente impossibili. Ci vuole tempo, e il tempo non c’è.

Nella negoziazione, l’Italia ha posto la condizione “o Eurobonds o salta tutto”. Chi proclama “Eurobond o morte”, delle due l’una: o ignora quanto sopra (non credo) oppure sta populisticamente chiedendo una cosa impossibile, per far credere che l’Ue sia inutile e malvagia. Il messaggio è semplice: “se in un momento così tragico l’Ue non sa essere solidale, allora non serve – e la aborriamo e condanniamo senza riserve”. Insomma, il governo italiano sta chiedendo con urgenza una cosa: 1) infattibile dal punto di vista finanziario; 2) difficilissima dal punto di vista tecnico-giuridico; e 3) pericolosa per la relazione dell’Italia con l’Ue. Credo sia una posizione sbagliata, populista, di un governo sbagliato e populista.

La posizione italiana sugli Eurobond è la foglia di fico dell’incapacità del governo. Chiedere la luna (una cosa impossibile) in forma urgente è mossa politica. Crea consenso a chi chiede a gran voce e non ottiene. Chi attacca l’Ue e i partner Europei, Germania o Olanda, non fa l’interesse del paese – ma acquisisce popolarità e probabilmente voti. Per accontentare l’elettorato più becero si torna alla “Vittoria mutilata”, mantra di Mussolini per agitare le acque e consolidare il suo potere. Si ventila l’arrivo di soldi a pioggia, da spendere senza rendiconto. In Italia, accountability rimane parola intraducibile, anche culturalmente. Per capire ciò che sta succedendo a Bruxelles bisogna leggere la stampa internazionale (forse l’unico paragone tra ‘Coronavirus’ e ‘guerra’ che c’azzecca, tra i molti che si sprecano). I giornali italiani sono illeggibili, per come soffiano sul fuoco della “Vittoria mutilata”.

Per arrivare agli Eurobond bisogna puntare sulla cooperazione. Non dovremmo attaccare senza avere i conti in regola: dovremmo metterci in una posizione credibile (nel nostro interesse) e poi negoziare duramente. Saremmo più forti nella negoziazione, ci rispetterebbero. I rinfacci (“tu fai evadere le tasse”, “tu sei mafioso”, “io ti ho aiutato dopo la guerra”, “no non è vero”) non hanno mai portato lontano. Rispondendo da populisti ai populisti (olandesi o tedeschi che siano) si creano tensioni inutili. Anche Calenda – uno dei pochi uomini politici ancora lucidi – ha sbagliato mandando la lettera, rinfacciando cose facilmente refutabili per chiedere cose tecnicamente impossibili. Non si è comportato da uomo di Stato, la mossa è convenuta più a lui che al paese. E qui Calenda è solo un esempio, il migliore.

È sbagliato creare antagonismo –  tra l’altro puntando il dito con argomenti confutabili. Per esempio, a chi dice “l’Olanda è un paese di evasori, in cui molti imprenditori beneficiano di trattamenti da paradiso fiscale”, l’Olandese medio risponderà che è vero, ma che tra quegli imprenditori moltissimi sono italiani – e che “l’Olandese medio evade meno dell’Italiano medio”. Discussioni circolari, poco interessanti e auto-avvitanti, che distolgono l’attenzione dal punto fondamentale. Dire che la Germania non è efficiente, che ha de facto infranto Maastricht con il surplus commerciale, che l’Olanda è diventato un paese più opaco, razzista e meno ospitale può anche corrispondere a verità, ma non c’entra con la gestione dell’emergenza. Insomma non credo sia costruttivo accusare. A chi dice “anche la Lufthansa potrebbe essere salvata”, risponderei “se era una compagnia sana prima del Coronavirus si merita di essere salvata”; chi rischia di fallire per uno shock globale esogeno – ma prima faceva utili e funzionava bene – deve ricevere aiuti di Stato. Come detto, decidere quali compagnie meritino il sussidio è parte essenziale del piano di lungo periodo.

In questo momento sbagliare la linea costa carissimo. In una crisi esponenziale gli errori si pagano in maniera esponenziale. Credo che il governo (e la stampa italiana allineata) stiano commettendo errori gravi. A chi risponde “anche il governo olandese” dico “palla in tribuna”; ognuno deve giudicare e migliorare sé stesso. Ad impossibilia nemo tenetur. Non si possono chiedere cose impossibili. Non è costruttivo accusare, soprattutto da una posizione di debolezza. Si prendono legnate e si rovina il clima negoziale, si perde il rispetto. Queste cose vanno dette con fermezza adesso, tra due settimane saranno discorsi inutili; altri paesi saranno in gravi condizioni, avremo perso l’aura morale di paese più colpito e diventerà più facile pensare a una soluzione comune – ma più difficile concedere eccezioni all’Italia. In ultimo, e spero sia ‘conspiracy theory di bassa lega’: se il gioco fosse andare in Europa, rifiutare aiuti concreti, avanzare richieste impossibili, farsi dire di no, lanciarsi in strali populisti di protesta anti-Eu e poi nelle braccia di Putin … lo riterrei un gioco rischioso che verrà condannato dalla Storia.

C’è una tragedia in atto. Il Mes è strumento adeguato. Per motivi diversi, la richiesta di Eurobond del governo italiano accomuna nazional-populisti proni all’Italexit e europeisti sognatori di lungo corso. Entrambi fanno finta di volere la stessa cosa, gli uni per volontà di rottura e gli altri – con poca lucidità – per passione.  Invece, come diceva Gandhi (I am a practical dreamer), bisogna essere ‘sognatori pratici’ – soprattutto durante le crisi. Chi è davvero europeista si concentri sul breve periodo, usi i mezzi a disposizione e si dedichi a risolvere problemi reali e immediati. La crisi è adesso, bisogna sbloccare i soldi adesso. Poi – con un successo in tasca – si proporrà di lanciare il cuore oltre l’ostacolo. L’Europa deve uscire più forte da questa crisi e gli Eurobond possono esserne il veicolo di lungo periodo.

Queste sono osservazioni di un cittadino che “ci tiene” e a cui spiace tanta mala gestio.

Forza e coraggio e buona giornata a tutti.

 

Twitter @AMagnoliBocchi

Linkedin Alessandro Magnoli Bocchi

 

NOTE 

[i] Nell’immediato le risorse ci sono, posto che la Bce (programma Pepp): 1) ha sospeso il limite del 33% per i titoli di Stato e del 50% per i sovranazionali (emessi da Bei e Mes); e 2) acquisterà titoli con durata da 70 giorni a 30 anni.