Bitcoin, la criptovaluta morta 444 volte. Ma è davvero così?

scritto da il 18 Febbraio 2022

Post di Giulia De Vendictis, laureata all’Università Luiss Guido Carli, lavora come Trade & Export Finance Officer presso Maire Tecnimont –

Il Bitcoin è morto? Ne parliamo con Antonio Simeone, esperto di algorithmic trading e founder di Euklid. Nel 2013, ha fondato – insieme a Davide Mancini e ad Annalaura Ianiro – “Discover Bitcoin”, il primo osservatorio europeo sul Bitcoin in collaborazione con il professor Gennaro Olivieri e l’Università LUISS Guido Carli di Roma ed è contributor di Econopoly, nonché autore di libri come “Psicheconomia”. Con la sua StonePrime, oggi punta ad automatizzare il lavoro del ricercatore scientifico sulle Biotech tramite Intelligenza Artificiale.

Il Bitcoin è in caduta libera e sta perdendo il 40% del proprio valore da quando ha raggiunto il suo record a novembre 2021. Cosa sta succedendo al mercato delle criptovalute?

Questa storia si ripete sempre, in maniera ciclica. Già da quando toccò i 50mila, iniziai a parlare di una possibile bolla finanziaria. Bitcoin ha visto tantissime bolle negli anni. Addirittura, 99bitcoin.com, che ne tiene traccia – stima che il Bitcoin sia morto 444 volte, di cui l’ultima il 24 gennaio 2022. Ogni volta si pensa che sia finita, ma risorge più forte di prima (almeno a livello di valore). Credo che il crollo, così come i periodi di volatilità, siano insiti nel DNA di Bitcoin perché sono una estremizzazione di due emozioni che da sempre accompagnano il mondo delle criptovalute: lunghi periodi di euforia e intensi periodi di depressione.

Immagine tratta da Unsplash

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Quali sono le ragioni dietro il nuovo crollo del Bitcoin?

Se vogliamo dare una giustificazione a questa depressione, possiamo osservare la correlazione che c’è stata con l’indice Nasdaq e quindi con l’andamento dei mercati tecnologici americani che hanno visto un crollo. In pratica sembra che il Nasdaq abbia fatto crollare a leva, con una esposizione più alta, il Bitcoin.

Bitcoin si comporta – almeno negli ultimi periodi – sostanzialmente come un asset growth di quelli innovativi e tecnologici, per cui, nel momento in cui c’è un rallentamento monetario – come adesso, in cui i tassi torneranno a salire – le persone iniziano a preferire investimenti meno rischiosi, più legati ad asset tangibili e a industrie tradizionali e durature. In pratica si è verificata una rotazione tra settori più aggressivi e settori meno aggressivi. Se guardiamo quindi al Bitcoin come a un asset più aggressivo, possiamo ben comprendere le ragioni del crollo.

Perché il rialzo e il ribasso si ripetono continuamente?

Per le caratteristiche dei trader delle criptovalute. La maggior parte dei crypto trader sono giovani e molto emotivi. Chi investe nei mercati tradizionali predilige anche l’analisi fondamentale: sono investitori meno avversi al rischio rispetto a quelli su criptovalute. Ricordiamoci che con le crypto si compra tecnologia, non una partecipazione in un’azienda che ha prospettive di crescita e distribuisce utili. Chi investe in Bitcoin, invece, si muove in gregge e segue l’andamento del prezzo: se cresce, compra e se crolla, vende.

I trader del Bitcoin sono persone estremiste e neanche troppo “razionali”. Immaginano che il mondo accoglierà il Bitcoin senza problemi e che sarà una moneta accettata e utilizzata da tutti in tutto il mondo. Il problema è che questa convinzione magari lo ha fatto diventare ricco, ma gli ha anche fatto subire grosse perdite durante i crolli come quello in corso.

Sicuramente i primissimi investitori non ne sono troppo spaventati perché ormai hanno guadagnato talmente tanto che per loro sarebbe un problema solo se il prezzo tornasse a zero. Chi invece è entrato un anno o sei mesi fa, nei momenti in cui ha toccato il record e lo considera un asset speculativo, invece di conservarlo come bene rifugio in attesa di un nuovo picco, si spaventa e vende realizzando grosse perdite.

Immagine tratta da Unsplash

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Possiamo aspettarci a breve una nuova fase di euforia?

Potrebbe avvenire tra qualche mese o tra qualche anno, non lo possiamo prevedere. Per esempio, nel 2018 ci fu un crollo che, da circa 20mila dollari, portò a un valore del Bitcoin di 4mila dollari per diverso tempo.

Bitcoin: bene rifugio o bene d’investimento?

Inizialmente si pensava che fosse una sorta di oro 2.0, ma dagli ultimi dati sembra che non sia così. Il Bitcoin assolutamente non è un bene rifugio, anche se inizialmente si pensava diversamente. La mia opinione è che comunque le crypto resteranno in vita, magari non tutte, ma attraverso un’evoluzione si diffonderanno delle valute digitali. Ogni banca centrale vorrà avere una propria valuta digitale perché la finanza tradizionale ha visto che questa tecnologia funziona, o meglio, renderà il sistema monetario più efficiente. Ricordiamoci che le valute digitali non hanno nulla a che fare con le criptovalute.

Produrre Bitcoin richiede tanta energia. Quanto è sostenibile questo mercato?

Non è sicuramente sostenibile a livello energetico, né efficiente. Ci sono comunque altre tecnologie e diverse criptovalute che utilizzano un sistema più pulito. Ci dobbiamo però ricordare che anche se la blockchain del Bitcoin, ad oggi, è rimasta immutabile, le modifiche vengono fatte ed essendo open-source – per cui, di fatto, chiunque può cambiare il codice se la maggioranza lo accetta – può diventare anche una blockchain diversa e più pulita.