Difesa europea e M&A, la partita industriale dei prossimi anni

scritto da il 05 Aprile 2024

Post di Thomas Avolio, Deputy CEO RedFish Listing Partners

Le operazioni di aggregazione, così come lo sono state negli anni precedenti, continueranno ad essere la chiave di volta per giocare e vincere la partita industriale dei prossimi anni, in un contesto macroeconomico e geopolitico sempre più delicato.

Iniziare a ragionare a un’Europa in senso d’insieme e non come sommatoria di 27 stati. Questa deve essere la prerogativa politica, anche passando attraverso l’M&A, per ogni settore: dal comparto bancario, a quello industriale. Direttrice ancor più incisiva se il paradigma avvicina ad un concetto sistemico inteso come continente o, ancor meglio, NATO: l’Europa deve consorziarsi. E questo passa sia attraverso una politica industriale di difesa europea sia attraverso il raggiungimento del 2% del budget nei bilanci dei singoli Stati Membri.

Difesa e sicurezza a 27 per competere

Non possiamo pensare di competere a livello globale se non declinando anche il concetto di difesa e sicurezza. Oggi assistiamo ad una frammentazione inefficiente dei programmi e delle risorse, con ogni stato membro che lavora al proprio programma di aereo del futuro per fare un esempio.

difesa

Sacrificare anche porzioni di mercato domestico pur di emergere a livello internazionale attraverso conglomerati transfrontalieri più competitivi deve essere il caposaldo per le politiche degli anni a venire. Tuttavia, permane e si rafforza ulteriormente la logica di de-globalizzazione legata al know how delle componentistiche mission critical che nell’ultimo ventennio sono state affidate conto terzi fuori dal continente con una logica di puro risparmio del costo di produzione.

Approvvigionamenti di prossimità

Lavorare pertanto sulla supply chain – oltre che a contribuire in maniera decisiva a ravvivare la fiamma industriale del paese, contribuisce al rimpatrio di tecnologia e competenze della catena di approvvigionamento necessaria a sostenere lo sviluppo delle capofila – vedasi in Italia ad esempio Leonardo. Il disegno sistemico che caratterizza questo è di derivazione statale, operando quasi come un’estensione della golden power ai terzisti del comparto Difesa. Dai semiconduttori alle componentistiche mission critical, passando per i software e l’ingegnerizzazione dei prodotti: l’aggregazione caratterizzerà anche i fornitori, cosicché gli interlocutori di questi nuovi player internazionali trend setter come Dassault, Airbus, Leonardo e Fincantieri, necessiteranno di fornitori sempre più grandi e resilienti, per contare su approvvigionamenti di prossimità stabili e capaci.

Programmi paneuropei di aggregazione

Assisteremo dunque ad una aggregazione non solo di alto livello tra i player principali mediante programmi paneuropei o NATO, ma anche di aggregazione dei fornitori per irrobustire la spina dorsale del manufacturing al servizio di questi campioni.

È accaduto in Francia con FIGEAC Areo (quotata e backed da Tikehau Capital), accadrà in Italia per le componentistiche mission critical legate all’aerospazio, al navale ed al ferroviario. Sia sotto il profilo certificativo, sia sotto il profilo ingegneristico, progettare, sviluppare e produrre componentistica per i programmi aerospaziali Leonardo o per i treni ad alta velocità o addirittura per le commesse di sommergibili, ha più in comune di quanto si immagini: le sollecitazioni e i livelli di resistenza e qualità di prodotto sono i medesimi. E per i campioni avere pochi, solidi e grandi supplier è meglio rispetto ad averne decine piccoli, che vivono di un unico e singolo programma.

L’obiettivo è esattamente quello di aggregare i piccoli terzisti dei grandi committenti di importanza sistemica come quelli citati in precedenza, per creare un cluster diversificato per commesse e settore, capace di resistere agli shock e di fornire le tecnologie necessarie e le professionalità tipiche dei fornitori dai 100 milioni e oltre.