Azienda Italia, comunicare in tempi di crisi per essere ancora competitivi

scritto da il 23 Marzo 2020

Autrice del post è Lorenza Spriano, fondatrice di Spriano Communication & Partners –

L’inconfondibile suono della chiamata in Skype, le risposte in leggero ritardo che si susseguono e quel Hello! che conferma il collegamento con Londra. La call inizia in una giornata in smart working, come i tempi del Coronavirus hanno insegnato a fare. L’immagine è leggermente sgranata, ma la voce è chiarissima: «Davvero state lavorando in questo momento? Siete in grado di farlo? Potete prendervi degli impegni?».

Le parole risuonano come macigni e confermano i timori di moltissime aziende italiane. Piovono le rassicurazioni e la sottoscrizione di impegni, ma non è facile convincere la controparte straniera. La flessibilità (che ha consentito a tante PMI italiane di scalare le classifiche dell’export) ha già permesso di riorganizzare il lavoro da casa, fin dove si è potuto, e di inventarsi nuove modalità di produzione ‘domestica’. Ma l’allarme contagio ha superato ogni confine, fisico e digitale, e ha infettato anche la sfera dell’affidabilità, faticosamente conquistata sui mercati internazionali.

In poche settimane c’è il rischio di cancellare anni di faticoso lavoro, nella consapevolezza che l’emergenza prima o poi finirà anche da noi, com’è finita in Cina. In fin dei conti è questione di qualche mese, come insegna l’esperienza di Wuhan, eppure nessuno può nascondersi che si tratta di una fase cruciale, in cui ci si gioca larga parte del posizionamento acquisito.

Ancora una volta, la velocità di risposta sarà fondamentale per rimanere sul mercato, e se l’epidemia paralizza interi settori dell’economia, c’è comunque un margine di manovra potente: la Comunicazione. Nessuno nega la portata del crollo in atto, e non occorre scomodare gli ideogrammi cinesi che compongono la parola crisi per capire che il pericolo è reale e prevede un cambiamento, ma ciò non toglie che la competizione possa essere vinta. I piani su cui giocare sono duplici: da una parte c’è la sfida nazionale di salvaguardare l’immagine del Made in Italy, punto sul quale sarà fondamentale la strategia di comunicazione che il Governo attuerà a difesa del Paese, dal turismo all’industria. Dall’altra le imprese sono chiamate a scendere in campo personalmente, rassicurando clienti e fornitori dentro e fuori i confini. Per tutte, anche quelle che ‘non l’ho mai fatto’, ‘non è mai stato necessario’, in questo momento è fondamentale farsi sentire.

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Le informazioni vengono generate da tante fonti diverse e circolano attraverso una molteplicità di canali non sempre controllabili, per questo è importante avere il timone, veicolandole dall’interno piuttosto che siano altri a scriverle per noi. Se un’azienda comunica, è più difficile che le notizie che la riguardano vengano distorte.

Allora raccontiamo quello che l’azienda produce, con la massima trasparenza e senza nascondere eventuali difficoltà, soprattutto se la società è quotata. Diamo rassicurazioni sul fatto che, nonostante le difficoltà contingenti, l’attività produttiva non smette, anzi, in alcuni casi lo smart working sta favorendo la crescita di alcuni mercati quali IT e TLC. Alcune delle nostre aziende sono tra i principali player di questo settore e il lavoro da remoto sta generando la crescita dell’e-commerce, che vedeva l’Italia indietro rispetto ad altri Paesi occidentali.

Comunichiamo la resilienza, di cui siamo maestri, invitiamo imprenditori, manager e comunicatori ad associarsi per rinnovarsi e non disperdere le competenze. Com’è successo con la crisi del 2008, quando la pandemia sarà finita il mondo non sarà più lo stesso, noi non saremo più gli stessi, ma ci è data la possibilità di progettare nuove architetture economiche.
Ecco, questo è un caso-scuola di come da una situazione di crisi possono nascere nuove opportunità. Basta saperle cogliere, ma anche comunicarle.