Dall’emergenza alla rinascita: il futuro dell’Europa si gioca ora

scritto da il 04 Giugno 2025

Post di René Petersen, Portfolio Manager della strategia European Sustainable Stars Equity di Nordea – 

Ora o mai più per l’Europa. Siamo giunti a un momento decisivo: l’Europa deve ridefinire la propria identità in un mondo che, sempre più, la vede isolata. È il tempo delle scelte: assumersi la responsabilità del proprio futuro o lasciare che siano altri a determinarlo. È fondamentale che la Germania utilizzi il suo ampio margine fiscale per investire nel riarmo e nel potenziamento delle infrastrutture. Questo potrebbe rafforzare le prospettive di performance  per l’Europa nei prossimi anni.

Assieme al mio team di investimento, sono responsabile della selezione dei 35-45 titoli della strategia azionaria European Sustainable Stars di Nordea. Questa soluzione investe esclusivamente in società europee con un orizzonte di lungo periodo.

Ma l’opportunità di una nuova Europa più solida si contrappone nettamente all’immagine che il continente ha avuto negli ultimi 15 anni. In questo periodo abbiamo contato ogni centesimo per salvare il settore bancario e l’euro, la cui stessa esistenza era in dubbio all’inizio dello scorso decennio. Dopo la crisi finanziaria, le banche hanno dovuto rafforzare la propria base di capitale e ridurre le attività di finanziamento. Allo stesso tempo, abbiamo esternalizzato la maggior parte dei posti di lavoro del settore manifatturiero verso la Cina. Così facendo, abbiamo indebolito il sostegno al nostro stesso sistema politico. Oggi, tuttavia,  i leader europei sembrano aver compreso e definito la direzione che l’Europa deve intraprendere — una nuova strada che richiederà importanti investimenti.

Europa

L’Europa è a un bivio: ricostruire la propria identità per tornare protagonista oppure restare spettatrice del cambiamento globale (Immagine generata da ChatGPT 4o)

Questa nuova direzione passa dalla riduzione della dipendenza dagli Stati Uniti per la difesa, dalla sicurezza degli approvvigionamenti energetici indipendenti sia dalla Russia che dagli USA, e da una minore dipendenza dalla Cina per la catena del valore industriale. Dobbiamo, ad esempio, sviluppare un’infrastruttura europea per la produzione di chip e riportare sul continente la nostra produzione industriale— non tanto come manodopera, ma piuttosto come produzione automatizzata, che a sua volta può stimolare l’occupazione  nei servizi.

Negli ultimi vent’anni l’Europa ha  smantellato la  catena del valore produttiva, seguendo  la logica del basso costo del lavoro. Oggi, però,  la manodopera  a basso costo non esiste più e  non possiamo sostenere  interruzioni nelle catene di approvvigionamento o paralisi sociali perché una nave portacontainer si arena nel Canale di Suez. Ricostruire la catena del valore e trasformare l’Europa per renderla più autonoma richiederà gran parte di una generazione, ma è l’unica strada possibile. Interrompere questo  ciclo negativo è quindi indispensabile per concretizzare il futuro potenziale dell’Europa — e generare rendimenti interessanti  per gli investitori .

Questa trasformazione dovrà includere anche obiettivi  di inclusione sociale, come indicato nelle oltre 170 raccomandazioni del recente rapporto Draghi, (scritto da Mario Draghi ex Presidente del Consiglio italiano ed ex Presidente della Banca Centrale Europea) sul rafforzamento della competitività europea. Una crescita basata solo sull’aumento dei prezzi delle azioni e degli immobili non è più sostenibile. La crescita deve includere anche una dimensione sociale, capace di ridurre le disuguaglianze e aumentare la prosperità per tutti i cittadini  europei, evitando di sovraccaricare i  sistemi di welfare.

È comprensibile che via siano preoccupazioni  riguardo  agli sviluppi attuali. Considerando tuttavia  la storia economica recente, vediamo come siano spesso proprio le situazioni di tensione e stress il motore di un cambiamento positivo.

Oggi l’Europa può fare affidamento su un  sistema bancario solido, che ha dimostrato più volte il proprio valore dopo la crisi finanziaria. Abbiamo superato quella sfida, e supereremo anche i problemi attuali. Le prospettive per gli investitori in Europa sono positive.