Europa, perché si è arresa senza neppure rendersene conto

scritto da il 11 Maggio 2020

Post di Mauro Rubino-Sammartano, presidente della Corte Arbitrale Europea di Strasburgo –

L’antica origine dell’ Europa fa sì – come è noto – che già sui suoi albori, come sulla portata della sua denominazione, si registrino incertezze. Figlia, secondo la mitologia greca, di Agemone, Re di Tiro, Europa sarebbe stata rapita da Zeus trasformatosi a tal fine in un toro bianco; da essi sarebbe nato Minosse, Re di Creta.

Sul piano geografico, i peraltro rari riferimenti ad essa, nell’epoca greca, indicavano sostanzialmente la riva nord del Mediterraneo, senza chiara indicazione dei suoi confini.
Componente – geograficamente parlando – del continente Eurasia; ciononostante per lo più si considera l’Europa un continente autonomo per ragioni culturali e geopolitiche.

Teatro di numerose eterne civiltà, l’ Europa lo è stato purtroppo anche attraverso i secoli di grandi battaglie.

Dalla conquista romana alle invasioni barbariche, dall’Impero romano d’Oriente all’invasione ottomana, dal regno dei Franchi all’impero austro-ungarico, dall’invasione araba in Spagna e Sicilia all’egemonia spagnola e all’avventura napoleonica ed infine alle grandi guerre mondiali.

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Europa e il toro, dipinto di Jean-François de Troy

L’ Europa ha spaziato da centro del commercio con l’Oriente e punto di partenza delle esplorazioni di Marco Polo, alle repubbliche marinare, all’impero commerciale di Venezia, alla scoperta dell’America.

Da quest’ultima è verosimilmente iniziato il declino dell’Europa sul piano commerciale che, alla fine di tale parabola, ha spostato il cuore della finanza e degli affari agli Stati Uniti e ora anche alla Cina.

Se l’ Europa ha, malgrado la retrocessione sul piano degli affari, conservato ancora a lungo sul piano culturale una leadership, ciò sembra dovuto non solo al suo grande passato, ma alla profondità e vivacità del suo ingegno.

Dall’inizio del Novecento essa sembra peraltro aver perduto l’egemonia anche su questo piano, mantenendo un ruolo elevato ma non più esclusivo.

Dalla fine dell’ultima guerra mondiale, l’ Europa centro occidentale ha cessato di essere una potenza militare ed ha evitato un’invasione solo grazie alla guerra più o meno fredda tra Stati Uniti e Russia, finendo a dipendere sul piano militare e commerciale dalla protezione statunitense, cui la Nato è di appoggio.

Se sul piano commerciale, degli affari e militare non ha potuto non diffondersi una chiara consapevolezza dell’avvenuta perdita della leadership, sul piano culturale e di livello di vita l’europeo medio dà l’impressione di ritenere tuttora di appartenere ad un mondo più avanzato rispetto a quasi tutti gli altri popoli.

Impressione che, anche ove la si ritenga fondata, non consente purtroppo da sola di tutelare la propria autonomia.

La storia è purtroppo ricca di esempi di un popolo più “civilizzato” soggiogato da altri meno avanzati su tale piano.

La conquista romana della Grecia, le invasioni barbariche in Italia, la caduta dell’impero bizantino, la conquista della Grecia da parte dei Turchi ottomani, ne sono conferma.

Appare quindi naturale domandarsi se l’Europa di oggi – non certo protetta da quella che, più che un’Unione, è una Disunione Europea, tenuta sì e no insieme solo da interessi commerciali, anch’essi non di rado divergenti – non sia esposta ad un’occupazione militare o comunque ad uno schiacciamento da parte di chi avesse o dovesse mettere gli occhi su di essa.

Il benessere – che malgrado tutto ciò privilegia ancora l’ Europa rispetto alla maggior parte degli altri paesi e che è la causa dell’invasione pacifica in corso dall’Africa e dal Medio Oriente – ha, come la storia lo indica come conclusione pressoché ineluttabile, fatto perdere a gran parte della sua popolazione, impregnata di materialismo e affetta da miopia, lo slancio e la fede in valori spirituali.

La rivoluzione tecnologica e l’esplosione informatica – nonché il livellamento civico voluto da più parti e realizzatosi purtroppo verso il basso – hanno soppiantato i grandi valori spirituali e di servizio.

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Per essere vivi occorre credere in qualche cosa.

Francamente non è agevole oggigiorno indicare in che cosa creda la grande maggioranza degli europei e l’ Europa, eccetto il loro benessere.

Il ritmo frenetico e la mancanza di anelito spirituale fanno sì che l’ Europa appaia incapace di rendersi conto che non solo sul piano commerciale e militare, ma anche su quello spirituale e culturale il suo declino è già in fase molto avanzata.

Se la resa militare, propria dei conflitti tra Stati dovrebbe fortunatamente non essere alla porta, vi è purtroppo ampio spazio per cedimenti anche netti su altri piani primari.

Da caput mundi non solo romana ma poi anche europea, l’ Europa è divenuta un parcheggio di operazioni commerciali e di politiche socio-culturali gestite da fuori.

Non resta che prendere atto che, in mancanza di un improbabile risveglio, l’ Europa -grazie alla sua inerzia – si è arresa senza neppure rendersene conto.