Nella tempesta perfetta del Brasile gli italiani sanno fare buoni affari

scritto da il 19 Maggio 2016

In attesa che le Olimpiadi 2016 portino sotto i riflettori le bellezze del Brasile, la signora Dilma Rousseff ha trovato un modo egualmente efficace per far parlare di sé e della sua nazione. Quello che fino a pochi anni fa era il primo dei Brics (insieme a Russia, India, Cina e Sud Africa) oggi sembra affondare in una palude di corruzione, malgoverno, crisi finanziaria e crollo dell’occupazione.

Oggettivamente i numeri del Brasile sono tutti da interpretare: una classe media che sta lentamente emergendo, risorse naturali abbondanti e diversificate (si va dal petrolio al ferro, dallo zucchero alle pietre preziose), infrastrutture logistiche che possono supportare il commercio estero. Come l’economia brasiliana possa far fronte alla attuale crisi è uno dei più grossi problemi del successore della Dilma: Michel Temer.

Tra le sfide che il nuovo presidente, peraltro anche lui a rischio impeachment, si trova ad affrontare ci sono la gestione di un sistema finanziario diciamo un poco grigio (come dire un mix tra economia bianca e dichiarata ed economia nera, decisamente molto nera, con troppi contanti di cui non si ha traccia), che possa migliorare la raccolta delle tasse, con una maggior visibilità di dove si muovono i soldi. Con le elezioni amministrative ad ottobre l’idea di aumentare le tasse non è così popolare, quindi una soluzione che possa tracciare meglio il denaro includendo la massa di contanti nel sistema, aumentando la tracciabilità, è benvenuta.

Il nuovo presidente del Brasile ad interim, Michel Temer

Il nuovo presidente del Brasile ad interim, Michel Temer

In verità differenti soluzioni di portafoglio digitale stanno prendendo piede anche in Brasile. La nazione ha acquisito un punteggio di 33,4 sul MasterCard Mobile Payments Readiness Index, che misura la disponibilità, l’interesse, la presenza di infrastrutture adatte, e le relative regolamentazioni, in relazione a soluzioni monetarie alternative.

Già tenendo un occhio sulle potenzialità di questa nazione dal settembre 2014 la soluzione Masterpass di Mastercard ha cominciato ad essere accettata in alcuni punti vendita delle più grandi catene di distribuzione di elettronica di consumo e arredo come Casas Bahia e Ponto Frio (l’equivalente nostro di un Trony) e nei supermarket Extra (parte di Walmart). In aprile 2014 La banca brasiliana Bradesco e il Banco Do Brasil hanno lanciato il portafoglio digitale Stelo, che nel giro di un anno ha raggiunto i 200mila utilizzatori ed è già accettato in oltre 20 siti commerciali online. Paypal e l’equivalente Brasiliano PagSeguro sono già popolari e alcune startup locali come Zoop, Akatus e GoPay stanno già muovendosi.

Un altro esempio interessante è la startup Di Espirito Santo PicPay. La loro idea è di integrare l’applicazione che han creato con il mondo reale. Una volta registrato, l’utente può visualizzare quale dei suoi amici hanno PicPay. In più è possibile inviare soldi anche a chi non ha la app: il destinatario riceverà un messaggio su uno dei più comuni social network (o via sms) invitandolo a crearsi un account. Picpay è già accettata in oltre 500 negozi.

E fin qui il mondo fuori.

Ora in tutto questo cosa succede di bello? Che un’impresa italiana, Qui Group, di Gregorio Fogliani, ha deciso di sbarcare in Brasile. Come dire nel mezzo della tempesta perfetta andiamo a pescare. C’è da ammettere che il Gregorio non ha molto in comune con il George che pescava marlin. Come mi spiega, la sua strategia appare ben lontana dall’andare a pesca dei pescioni. Ci son tanti pescetti da intercettare.

Gregorio Fogliani

Gregorio Fogliani

“Abbiamo cominciato a muoverci sul Brasile da un anno”, mi spiega Gregorio. “Le sue dimensioni in termine di popolazione e opportunità di crescita economica sono state una delle ragioni primarie. La popolazione media brasiliana è giovane, e sempre più disposta ad adottare la tecnologia in ogni ambito della sua vita. Come si evince anche dalla situazione del nuovo presidente, uno dei problemi del Brasile è la grande massa di contante. Da un lato vi è un sistema finanziario ancora in evoluzione, dall’altro una posizione delle banche molto tradizionalista. La burocrazia è molto rigida, se non paghi una rata rischi che ti venga precluso la possibilità di gestire un conto bancario. Con uno scenario del genere abbiamo osservato che i nostri servizi potevano essere di supporto a differenti strati della società. Abbiamo acquisito l’autorizzazione per poter emettere carte prepagate con dei servizi a valore aggiunto. Creare quindi una piattaforma che possa essere integrata nella vita di tutte quelle persone che non dispongono di un conto in banca”.

Lo strumento creato da Qui Group potrebbe essere di supporto allo sviluppo economico bianco (quindi niente riciclaggio di denaro e rischio di derive)? “Noi offriremo un servizio di fidelizzazione e cashback. Creeremo una cultura della spesa, quindi non saremo certo un sistema di controllo ma potremo valorizzare l’economia brasiliana, specialmente ora in un momento di crisi”.

Qual è il target per questo servizio? “Abbiamo sia un target consumer che business. Le persone che non sono bancarizzate hanno bisogno di una carta prepagata. Poi c’è la gestione degli stipendi da parte delle grandi aziende. In aggiunta creiamo una piattaforma che possa gestire il welfare aziendale. Una realtà che già esiste in Italia ma che arriverà nei prossimi anni anche in Brasile”.

Quali scenari di integrazione con l’esistente piano di supporto sociale conosciuto come Bolsa Familia? “Ci stiamo muovendo per poter essere un supporto di questo grande progetto, portando il valore aggiunto della tracciabilità della spesa: uno dei rischi più grandi del denaro che viene dato tramite la Bolsa familia è che venga speso in prodotti non adatti ai meno abbienti. In questo caso noi possiamo offrire la certezza che quello che devolve lo stato venga consumato e vada nella direzione programmata dal governo. Questo porterà anche alla riduzione delle sacche di nero”, conclude Gregorio.

Sorvolando sulle problematiche politiche della Dilma e soci il Brasile appare ancora, malgrado gli allarmismi, una nazione spassosa. Ovviamente da prendere con le pinze e facendo molta attenzione a quali partner locali si scelgono.

Twitter @enricoverga