L’importanza di essere digitali: guida rapida per le piccole imprese

scritto da il 22 Aprile 2021

Autore del post è Gianluca Stamerra, Regional Director di GoDaddy per Italia, Spagna e Francia – 

Il salto di qualità nel 2020
Secondo l’ultimo censimento Istat in Italia ci sono circa 4,4 milioni di imprese attive di cui il 95% è costituito da aziende tra 1 e 9 dipendenti, e che nel complesso danno lavoro a circa 7,5 milioni di persone. Si tratta di uno dei comparti economici più importanti del nostro Paese, che genera circa il 41% dell’intero fatturato dalle imprese in Italia. Proprio questo settore, fondamentale per il sistema Paese, è stato messo sotto scacco dalla crisi dall’emergenza sanitaria del Covid-19 a cui tanti imprenditori hanno saputo reagire ripensando il loro modello di business, sfruttando le opportunità del digitale. Abbiamo assistito in quest’ultimo anno a una profonda accelerazione dell’utilizzo degli strumenti digitali a tutti livelli – per lo svolgimento dello smart working, la didattica a distanza, l’e-commerce, lo streaming di contenuti di entertainment ecc. – che ha permesso all’Italia di recuperare un gap tecnologico che scontava da anni, soprattutto nei confronti di altri paesi europei. Tale tesi viene confermata anche dai dati a disposizione di GoDaddy, che attraverso il PMI Digital Index, che ha preso in considerazione 11mila domini, 4mila profili di piccole e medie imprese e 120 parametri, ha evidenziato un netto miglioramento nel livello di digitalizzazione delle PMI italiane rispetto all’anno precedente.

Finalmente è chiaro agli imprenditori: la trasformazione digitale è indispensabile
Anche gli imprenditori e le categorie più reticenti hanno finalmente capito che la trasformazione digitale è qualcosa di indispensabile, che tocca tutte le funzioni di un’impresa. Infatti, l’utilizzo di strumenti digitali non permette solo di organizzare meglio il lavoro, di svolgere in maniera più veloce ed efficace alcune funzioni, ma ha un impatto positivo su vari aspetti del business quotidiano: permette di incrementare il fatturato, di ridurre e ottimizzare i costi, di sperimentare nuovi canali di vendita online e soprattutto di stabilire una relazione più stretta con il cliente.

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È difficile nel 2021 trovare un business che non sia digitalizzato
La diffidenza e l’inesperienza di molti imprenditori li rende spesso scettici nell’adozione di questi strumenti, perché non tutti hanno chiaro cosa significhi realmente digitalizzare il proprio business. Non si tratta di aprire semplicemente un sito internet, ma di creare un approccio completamente diverso al proprio lavoro. Il digitale è uno strumento in grado di liberare l’imprenditore dalla complessità della gestione dell’ecosistema che ruota intorno alla sua attività. Pensiamo per esempio a un ristorante, di fatto la digitalizzazione ha un impatto sui diversi aspetti gestionali, organizzativi, lavorativi: dal sito web al sistema di prenotazione online, dall’utilizzo di tablet in sala con cui prendere ordini e inviarli direttamente in cucina, alla possibilità di vedere lo storico delle vendite e quindi gestire il magazzino.

A frenare l’adozione di questi strumenti è anche il tema dei costi, spesso sconosciuto, per cui l’imprenditore considera la digitalizzazione un investimento oneroso per i suoi affari, sebbene oggi esistono molteplici soluzioni digitali a costi contenuti: è possibile, per esempio, aprire un sito internet e un e-commerce base con poche centinaia di euro all’anno.

I primi passi per digitalizzarsi
Quali sono i passi da compiere per avviare un processo di digitalizzazione? Non esiste una risposta univoca perché i fattori da tenere presente sono molteplici, senza contare che ogni realtà imprenditoriale, a seconda della dimensione, degli anni di vita, della collocazione geografica, del mercato in cui opera, del modello di business, richiede soluzioni differenti. Proviamo a fornire qualche spunto concreto di riflessione.

È evidente che una start up, le cui priorità a breve e medio termine saranno far crescere la base di clienti e sviluppare un modello di impresa sostenibile nel tempo, avrà poco tempo e risorse da investire in strategie digitali di lungo termine. Pertanto dovrà focalizzarsi, almeno nella fase iniziale, su quegli asset funzionali alle acquisizioni di nuovi clienti, ad accreditarsi e farsi conoscere sul mercato. Avrà bisogno, per esempio, di creare un sito web, avere una presenza sui social media, realizzare campagne ADV ed essere presente nei motori di ricerca; perlomeno a pagamento.

Ben diverso il caso di un’azienda robusta e consolidata che invece per far crescere il business avrà bisogno di strumenti digitali più sofisticati e professionali per ottimizzare le proprie attività (es. CRM, strumenti per automatizzare le operations, software di Marketing Automation, ecc.).

Nella stessa industria della ristorazione le strategie possono essere differenti in base alla posizione geografica del ristorante: per esempio la strategia sarebbe completamente distinta se avessimo un ristorante nel centro di Roma, dove i clienti arrivano spontaneamente grazie alla posizione, o se lo avessimo in periferia o fuori città. Nel primo caso gli strumenti digitali serviranno soprattutto a migliorare l’efficienza nella gestione dei coperti e la customer experience, mentre nel secondo caso serviranno ad aumentare la visibilità e la capacità di intercettare e attrarre i clienti.

I temi appena trattati ci riportano ad un altro aspetto fondamentale per accelerare il processo di digitalizzazione delle piccole imprese: la formazione. È strettamente necessario per le imprese trovare, da una parte gli strumenti e dall’altro le competenze che si possono acquisire solo attraverso la formazione e la consulenza. In questo modo, affidandosi a professionisti del settore, sarà possibile per loro minimizzare il rischio di impresa e accelerare i tempi di apprendimento dell’uso del digitale a vantaggio del business stesso.

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La responsabilità dei player digitali
In questi mesi abbiamo di fatto assistito, sulla spinta di fattori esterni, a una rapidissima accelerazione del digitale, pur con strumenti e modalità diverse, a seconda delle imprese. Molte piccole realtà imprenditoriali si sono avvicinate per la prima volta al digitale: hanno aperto un sito di e-commerce, hanno usato i social per restare in contatto con i clienti, hanno sperimentato attività di digital marketing e molto altro. Sempre secondo il nostro GoDaddy PMI Digital Index, proprio durante il lockdown 4 micro-imprese su 10 hanno aperto il proprio canale e-commerce, sfruttando soprattutto WhatsApp che si è affiancato ai più tradizionali social media e marketplace. Il salto in termini di digitalizzazione che queste realtà stanno compiendo, pur non avendo al loro interno competenze digitali specifiche, è davvero importante e potrà avere significative ricadute sia a livello di business che nel far ripartire i consumi.

Fornire alle piccole imprese un servizio efficiente e su misura, aiutarle anche nella parte più consulenziale legata alla strategia di crescita e ad abbracciare gradualmente il processo di digitalizzazione, è la scommessa che i player di soluzioni digitali hanno di fronte a sé.

Twitter @giasta