Italia e Regno Unito ai tempi di Brexit: una prima analisi sui dati

scritto da il 09 Dicembre 2022

Post scritto da Mario Angiolillo e Stefano Riela, entrambi Senior Fellow di The Smart Institute per la presentazione del rapporto Brexit Paper 2022 –

Da oltre un anno il Regno Unito ha lasciato l’Unione Europea ed è molta la curiosità per analizzare gli effetti di un evento unico nel suo genere. Dopo una sequenza di allargamenti che hanno portato l’UE da 6 membri a 28, infatti, il 31 gennaio 2020 abbiamo assistito al primo abbandono, formale, di uno Stato sovrano.

Per questo motivo già nel 2018 the Smart Institute ha costituito un Osservatorio con l’obiettivo di analizzare rischi e opportunità della Brexit per aziende e professionisti italiani. Negli ultimi quattro anni i membri dell’Osservatorio hanno partecipato ad eventi pubblici e hanno scritto numerosi articoli in merito, seguendo le evoluzioni normative e formulando previsioni sugli impatti economici.

Nel 2022 sembra finalmente essere giunto il momento di cominciare a prendere in mano l’evidenza empirica, analizzando i dati e valutando se, e come, sono cambiati effettivamente i rapporti economici tra Regno Unito e Italia.

Brexit, non siamo ancora nella nuova era

Tuttavia, non siamo del tutto entrati in una nuova era delle relazioni tra il Regno Unito e l’UE e quindi l’Italia.

Il Trattato che regola le relazioni tra Regno Unito e UE (noto con l’acronimo inglese TCA) è entrato in vigore soltanto il 1° maggio 2021, dopo la sua applicazione in via provvisoria dal 1° gennaio 2021.

Il Regno Unito ha più volte rinviato l’introduzione dei nuovi controlli doganali previsti per le merci provenienti dall’UE e ha tenuto in vita ‘momentaneamente’ alcune norme UE per garantire stabilità legislativa e continuità operativa per gli agenti economici. E a tal proposito è proprio di questi giorni la decisione di far slittare nuovamente, al 1° gennaio 2025, l’obbligo di marchiatura UKCA per i prodotti da vendere sul territorio britannico. Inoltre la pandemia da Covid-19, con i suoi pesanti effetti sull’economia di tutti i Paesi, ha reso più complicato il confronto dei dati pre e post Brexit.

L’analisi dei rapporti bilaterali

Nell’attesa dei primi dati di una Brexit effettiva, The Smart Institute ha comunque realizzato il primo rapporto dell’Osservatorio con una review delle principali novità normative in merito alla circolazione delle persone e dei beni tra Regno Unito e Italia, e un’analisi dei principali rapporti bilaterali.

Il rapporto è aperto dalle prefazioni di Alessandro Umberto Belluzzo e di Steven Sprague rispettivamente Presidente della Camera di Commercio Italiana nel Regno Unito e Presidente della Camera di Commercio Britannica per l’Italia.

Il TCA si profila come un Comprehensive agreement che regola numerose materie oltre agli scambi di merci e servizi.

Il Report di The Smart Institute si focalizza sul commercio di beni e servizi, sugli investimenti diretti esteri (IDE) e sui trasferimenti di residenza, utilizzando il 2015 come anno base.

Brexit

Foto di Veliko Karachiviev per Unsplash

Per quanto attiene al commercio di beni il TCA ha garantito la possibilità di continuare a commerciare senza l’applicazione di dazi né quote per tutti i beni che rispettano le regole di origine. L’introduzione di formalità e controlli doganali ha però determinato un incremento dei tempi e dei costi per le attività di import ed export.

Bilancia commerciale, prevale l’Italia

Le importazioni dal Regno Unito si sono ridotte a partire dal 2017 fino al 2021. Le esportazioni dall’Italia al Regno Unito sono invece cresciute dal 2015 al 2019 e dopo una riduzione nel 2020 (anno in cui la pandemia da Covid-19 ha registrato il suo maggior impatto economico per effetto delle restrizioni alla circolazione ed alla produzione) sono risalite lievemente nel 2021. La bilancia commerciale continua a presentare un saldo positivo per l’Italia.

Per quanto riguarda il commercio di servizi e gli IDE, gli ultimi dati disponibili sono del 2020 e le restrizioni causate dal Covid-19 hanno verosimilmente avuto un decisivo impatto negativo sui flussi bilaterali indipendentemente dalle aspettative sugli effetti del TCA.

Il bilancio dei trasferimenti

Interessante è il dato sui trasferimenti di residenza fornito da Istat. Dal 2015 al 2020 sono cresciuti i trasferimenti dal Regno Unito in Italia con un’accelerazione a partire dal 2018. I trasferimenti dall’Italia al Regno Unito hanno invece visto una riduzione dal 2016 al 2018, per riprendere a crescere nel 2019 e 2020.

Gli accordi tra Italia e Regno Unito hanno garantito i diritti acquisiti per i cittadini di Stati membri dell’UE che al 31 dicembre 2020 erano residenti nel Regno Unito e, viceversa, per i cittadini Britannici che erano residenti in Stati dell’UE.

Guardando all’Italia si può rilevare come a partire dal 2019 vi è stato un incremento del numero dei cittadini italiani che hanno spostato la residenza nel Regno Unito. Questo probabilmente proprio in vista delle future normative relative al post-Brexit e dell’attesa di poter conservare i diritti acquisiti di residenza. Si può ipotizzare che una parte di questi fossero già residenti nel Regno Unito ma non ancora iscritti all’AIRE e abbiano poi formalizzato la propria residenza.

Brexit Referendum Shock

Con le quattro variabili già citate – commercio di beni, commercio di servizio, investimenti diretti esteri e trasferimenti di residenza – abbiamo infine realizzato un indice multi-dimensionale, chiamato “Brexit Referendum Shock”. Per ciascuna di queste variabili abbiamo considerato, dal punto di vista dell’Italia, il flusso in entrata da e quello in uscita verso il Regno Unito per valutare come i rapporti bilaterali si siano modificati dopo il referendum del 2016. Per ciascuno dei due flussi abbiamo considerato il rapporto tra il dato Italia-Regno Unito e Italia-UE. Come si evince dalla figura di seguito, l’indice presenta dei valori positivi nel post Referendum per effetto della crescita dei trasferimenti di residenza in entrambe le direzioni in rapporto ai trasferimenti da e verso gli altri Paesi dell’UE.

L’indice “Brexit referendum shock” è cresciuto rispetto al 2015 (anno pre referendum) grazie al relativo boom di trasferimenti di residenza da Italia a Regno Unito e viceversa:

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Fonte: Elaborazione degli autori su dati Eurostat, OECD e Istat

The Smart Institute pubblicherà dal prossimo anno un aggiornamento sugli effetti della Brexit sulle relazioni economiche tra Italia e Regno Unito in rapporto alla variazione nei rapporti tra l’Italia e gli altri Stati UE.

Link al Report completo in PDF

Twitter: @smart_inst