Siccità al nord, previsioni drammatiche. Che cosa va fatto subito

scritto da il 17 Marzo 2023

Post di Rosy Abruzzo, giornalista, conduttrice e social media specialist. Collabora con diverse testate giornalisti­che online e insegna diritto –

Che il nord Italia stia attraversando una delle fasi più critiche della sua storia a causa della perdurante siccità è fatto noto di cui tutti parlano e, occasionali pioggerelle a parte che non hanno fatto la differenza, la situazione rischia di diventare grave se nei prossimi 60 giorni non vi dovesse essere un periodo particolarmente piovoso soprattutto a monte. È quanto ci spiegano alcuni Consiglieri e la Presidente dell’ODAF (Ordine dei dottori Agronomi e Forestali di Milano), Francesca Oggionni, che confermano come le regioni del nord Italia, dove i reticoli irrigui storicamente presenti offrono acqua ai campi in modo capillare, siano certamente le più colpite. Tra queste la Lombardia e il Piemonte che in termini assoluti, e fino a pochi giorni fa, prima delle abbondanti nevicate, con gli oltre 100.000 ettari coltivati a riso era la regione con le peggiori prospettive.

Odaf sulla siccità: abbiamo due mesi di tempo

Si, perché la situazione dell’agricoltura, alla luce dei fenomeni siccitosi che stanno interessando in particolare le regioni del nord Italia, va letta in via previsionale. “La situazione dei laghi è quella, drammatica, rappresentata dai media. – chiarisce l’Odaf – Al momento, per quanto attiene l’agricoltura, non vi sono ancora esigenze idriche particolari ma se da qui a 60 giorni non vi dovesse essere un periodo particolarmente piovoso soprattutto a monte, la situazione potrebbe rivelarsi molto grave. Intorno alla questione idrica ruotano molti settori: l’agricoltura, l’ambiente, il turismo, l’industria. Ed è il caso di ricordare che proprio dalle centrali idroelettriche della Valtellina si produce buona parte dell’energia che serve a una città come Milano.

Non ci sarà acqua per tutti

È evidente che non vi sarà acqua per tutti e la politica è chiamata a fare delle scelte per far fronte alla siccità perdurante. Sia nell’imminente per la gestione della crisi, sia con una programmazione nel medio periodo basata sul concetto di governo delle scelte. Quando un bene non è più disponibile senza limiti il suo uso deve essere oculato e tutti devono comprendere il concetto che l’acqua non va sprecata. Un ruolo chiave l’avranno i Consorzi irrigui che non potranno prescindere dall’eccellenza delle competenze. È facile distribuire acqua quando c’è n’è in abbondanza! la vera sfida è garantire l’acqua in condizioni di scarsità della risorsa”.

Crisi Idrica e crisi irrigua: cambiamento climatico e scelte umane

Ad incidere sul fenomeno ha un ruolo importante il cambiamento climatico che però non è la sola causa della siccità e dell’attuale stato di crisi idrica.

“Il cambiamento climatico purtroppo – sottolineano i Consiglieri dell’ODAF – rappresenta un trend in evoluzione da anni che non può essere fermato ma che si può cercare di rallentare con scelte importanti. Nessuno può dire di essere stato colto alla sprovvista da questo periodo di siccità. C’era purtroppo in qualche modo da aspettarselo. Tutti gli attori del sistema agricoltura sono chiamati a fare la loro parte.

La politica deve compiere delle scelte, le associazioni di categoria devono conoscere e saper rappresentare le istanze del mondo agricolo laddove si prendono le decisioni, il mondo agricolo già in forte evoluzione ad esempio con l’agricoltura 4.0 deve abbandonare le granitiche certezze del passato e implementare l’ausilio di professionisti, fra cui i dottori agronomi, modifiche strutturali e gestionali nel proprio modo di fare agricoltura. Le compagnie assicurative devono esserci e assicurare, magari grazie a misure compensative da parte dello stato, anche quando e dove “non conviene””.

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Immagine da Unsplash

Siccità, in prospettiva un scenario catastrofico

Se le prospettive si dovessero protrarre nel tempo, spiegano gli agronomi dell’ODAF, lo scenario potrebbe essere catastrofico anche in considerazione del fatto che le coltivazioni non sono fini a sé stesse ma spesso, soprattutto in Lombardia, vengono reimpiegate nelle aziende agricole e i prodotti trasformati in carne, latte, energia. In ultima analisi potrebbero essere colpiti anche i comparti del latte e della carne minando la sopravvivenza stessa delle aziende. Se la crisi idrica, ovvero la mancanza di precipitazioni, è conseguenza del cambiamento climatico, la crisi irrigua invece, ossia la mancanza d’acqua per l’agricoltura, è un fatto anche umano che deriva dal sistema distributivo a macchia di leopardo e sfasato nel tempo.

Le tecniche attuali del riso in asciutta, ad esempio, fanno sì che l’acqua che scende dai monti non sia usata ad aprile-maggio e sia richiesta tutta a giugno-luglio con tracollo del sistema già sotto stress per la richiesta del mais. “La regolamentazione dei sistemi distributivi – chiarisce l’ODAF – potrebbe contrastare gli affetti climatici, soprattutto sfruttando il più grande accumulo a nostra disposizione: la prima falda freatica che ha capacità stimate di decine di volte superiore agli invasi dei laghi alpini e prealpini”.

Le istanze dei produttori

I settori che andranno maggiormente in sofferenza se nelle prossime settimane non dovesse piovere copiosamente, oltre ovviamente a quello risicolo che richiede grandi volumi d’acqua, sono quelli dei prati, dei seminativi irrigui e indirettamente della zootecnia sia da latte che da carne.  “In questi settori – precisano i Consiglieri dell’ODAF – oltre a non poter disporre dell’autoproduzione, si potrebbe assistere a rincari insostenibili. Gli imprenditori agricoli hanno una esigenza chiara: la politica e la Pubblica Amministrazione devono dare riscontri immediati all’emergenza siccità.

Si pensi ad esempio alla tematica dei pozzi irrigui. È evidente che dopo la stagione appena trascorsa sono aumentate le richieste legate agli attingimenti in falda. Purtroppo gli uffici delle PP.AA. già oberati e con arretrati indicibili, non riescono a far fronte nei tempi che servirebbero. Questa situazione rischia di generare un abuso di sopravvivenza. Poter gestire il processo anziché subirlo consentirebbe alla P.A anche un controllo più efficace e capillare. E questo solo per fare un esempio”.

Il sistema distributivo e la tutela della falda

È importante chiarire che nella Pianura Padana irrigua, la quantità d’acqua distribuita nel sistema deriva principalmente dal reticolo delle acque superficiali. In sintesi è acqua che scende dai monti e va verso il mare. Grazie all’accumulo in falda, però, non viene scaricata direttamente a mare ma accumulata ed utilizzata più volte, soprattutto nei momenti di maggior stress e siccità.

“Il sistema distributivo va visto appunto come sistema e non come singolo campo. – precisa l’ODAF – Grazie all’esistenza delle falde le colture usano un 20% dell’acqua distribuita, la restante non è persa ma va ad alimentare il sistema sia come “catena dell’acqua” (i campi sottesi al fluire delle acque), sia come spazi naturali (i boschi e la vegetazione ripariale), sia e soprattutto come bacino della falda freatica”.

La falda, questo enorme fiume sotterraneo, è la riserva di acqua dolce che consente al nostro sistema di restare in equilibrio. La falda ha una capacità di conservazione delle acque sconosciuta ma che si stima essere centinaia di volte superiore ai bacini e agli invasi superficiali. Ecco perché da più parti si sostiene la necessità del corretto uso delle acque anche nei periodi invernali e primaverili, necessarie a ricaricare la falda nella stagione ove l’evaporazione è più contenuta, in modo da poter far fronte a stati di siccità più probabili nei periodi estivi.

Le soluzioni ipotizzabili per fare fronte al perdurante stato di siccità

“Sicuramente va conservata acqua nei grandi bacini per rallentarne la discesa verso il mare. – suggeriscono in prima battuta gli agronomi dell’ODAF di Milano. – Inoltre dove la falda è più “profonda” l’agricoltura può risparmiare acqua dotandosi di sistemi efficienti (irrigazione a goccia o a pioggia), scegliendo colture che richiedono meno acqua (sorgo invece di mais). Dove invece la falda è più superficiale, l’agricoltura deve comportarsi al contrario perché l’uso irriguo va a ricaricare la falda con l’acqua delle montagne che altrimenti si perderebbe. Ricaricare la falda nei mesi di bassa richiesta di acqua irrigua (inverno e tarda primavera) deve diventare un imperativo”.

La falda è ricaricata anche dalla risicoltura che negli ultimi dieci anni è passata alla semina in asciutta. Questo ha fatto si che la richiesta di acqua irrigua si spostasse dal periodo tra marzo e luglio, ai soli due mesi di giugno e luglio quando ci sono i picchi di evaporazione e il picco di richiesta delle altre colture estive come il mais. Il centro studi di Confagricoltura Pavia stima che nel 2022 l’aumento della superficie a riso in asciutta ha portato a perdere in mare 300-400 milioni di mc di acqua (più di un metro di lago di Garda).

No agli incagli nella burocrazia

“Ciò che apparentemente sembrava un risparmio idrico – proseguono i Consiglieri dell’ODAF di Milano –  ha generato una colossale perdita per la collettività. Il consumo di acqua irrigua è il principale. Non va visto però come “consumo” ma come impiego: infatti oltre l’80% dell’acqua, in una risaia tradizionale, ritorna in circolo a beneficio di tutto il sistema e dell’ambiente, attraverso le falde e le falde nutrono i fontanili. I fontanili e le risorgive nutrono i fiumi, elementi questi ultimi di rara importanza di cui solo poche aree lombarde possono ancora fregiarsi. Le soluzioni ci sono, solo non si può pensare di trovare una soluzione ritenendola l’unica. Occorre cercare la soluzione tecnicamente migliore per le diverse realtà del territorio. E per questo è fondamentale che le attuazioni non si incaglino nella burocrazia”.

Che cosa fa l’ODAF

Il ruolo dell’ODAF è di promuovere la valutazione tecnica e scientifica dei problemi, nelle sue varie sfaccettature e, in questo complesso momento storico, oltre ad un arricchimento della dialettica interna anche i momenti formativi dell’Ordine sono orientati a diffondere le conoscenze e a migliorare le interlocuzioni con le Amministrazioni pubbliche.